LA CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO E IL TRISTE E TRISTO MERCATO DEI GIOVANI CALCIATORI

Un’altra stagione è finita ed è incominciato come ogni anno il triste e tristo mercato dei bambini.

Società professionistiche che “visionano” ai tornei dei 2017 , società “elite” che promettono mari e monti, squadre che vantano affiliazioni con chiunque, bambini e genitori bellamente avvicinati ai tornei anche durante le partite, quando non sono contattati telefonicamente e/o sui social e  chi più ne ha più ne metta.

Da tutte le parti piovono promesse di un radioso futuro professionistico, di tornei solo da vincere, di provini, di strutture mirabolanti e di chissà cos’ altro.

Una volta mi arrabbiavo ora non più, per chi come me opera nel sottoscala della cantina del calcio (cit. DS professionista) il finale è già scritto ed è sempre quello, un mesto ritorno al natio borgo selvaggio quando le promesse saranno evaporate come neve al sole, diciamo che dopo 39 anni ho una certa esperienza.

Il reclutamento dei bambini è sempre più precoce, tra qualche anno arriveremo ad avere fuori dai reparti maternità  targhe con scritto: ” convenzionato col football club eccetera” .

Se qualcuno però avesse contezza di leggere un articolo del grande Professor Prunelli, purtroppo recentemente scomparso, troverebbe che il bambino non può concepire ancora il calcio come un lavoro e che il suo pensiero lavora a breve termine e non può spaziare su obiettivi troppo lontani nel tempo.

Questo basterebbe a spiegare l’assurdità di certe pratiche ma, si sa, il calcio giovanile è pieno di “esperti”.

Quando noi abbiamo una richiesta per un bimbo giriamo i contatti direttamente ai genitori e non facciamo più gli intermediari di nessuno, si arrangino loro e si assumano la responsabilità delle loro scelte, tanto le frase è sempre quella:

” il bimbo ha scelto di andare”, come se potesse essere possibile che a 7/8 anni si facciano certe valutazioni.

I bambini andrebbero difesi dagli adulti, non  sottoposti a pressioni inaccettabili per quell’ età, non utilizzati per soddisfare frustrazioni varie, cito tre frasi che ho sentito in un torneo di 2015 quest’ anno:

– “avete perso la dignità” dopo una gara persa

– “mi sono stancato di fare la macchina per voi, facciamo solo figure di m…”

– ” non combinerete mai niente nella vita”,

sempre dopo una gara persa.

Mi sa che va riscritta la carta dei diritti del bambino limitandosi a un solo punto:

il diritto a essere difeso dagli adulti.

Buona giornata.

BIO: Alessandro Zauli

Classe 1965. Allenatore UEFA A.

Collaboro con la rivista Il Nuovo Calcio dal 1993 per il quale ho scritto anche 4 libri.

Ho allenato e alleno in settori giovanili dilettantistici/professionistici dal 1985.

Lavoro anche come istruttore sportivo presso la Casa Circondariale di Ravenna e coi ragazzi della salute mentale.

Dal 2009 inoltre svolgo l’ attività di osservatore per i campionati di C e D

Una risposta

  1. Le tue considerazioni sono sacrosante! Purtroppo non riguardano solo le società professionistiche ma anche tutte le società dilettantistiche…
    A mio parere, il problema più grave è la mancanza di una sana “cultura sportiva ed educativa” che accomuna sia i cosidetti “operatori di mercato”, spesso incompetenti, sia, ahimè, i genitori di bambini già convinti di avere un campione in casa, togliendo loro la felicità del puro divertimento e la condivisione dell’amicizia dello spirito di gruppo, contribuendo a farli convivere a breve con un senso di delusione morale e sfiducia in se stessi! Grazie a te.

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