A SAN SIRO, PER IL MILAN, IN TRAM

Una delle cose che mi ricordo con piacere, legata al mio Milan, è l’uscita di casa alle 10 del mattino della domenica per andare allo stadio. Non era una cosa semplice anche perché da casa mia dovevo attraversare la città da est a ovest.

Partivo dal mio quartiere, Ponte Lambro, e arrivavo in piazza Axum (oggi piazza Nereo Rocco) con il tram.

Erano domeniche frenetiche fin dal mattino presto

Sveglia e colazione abbondante perché altrimenti mia mamma non mi faceva uscire di casa.

Dopodichè iniziava la vestizione.

Dipendeva molto dal clima anche se a quella età (periodo delle medie) il freddo e la pioggia non erano certo un deterrente.

D’ordinanza la sciarpa e il fazzoletto rossonero per non respirare il fumo dei fumogeni in curva.

In quel periodo, e parlo della fine degli anni 70, la curva e l’intero stadio era pieno di ragazzini non accompagnati che andavano a vedere il Milan. Non c’era la pay tv e al massimo te l’ascoltavi alla radio (frequenza AM).

La nostra gioia è che c’erano i biglietti a mille lire per i ragazzi accompagnati e spesso dovevi trovare un adulto che ti facesse da padre e così potevi entrare con lui.

Ma il bello accadeva quando fuori dallo stadio scoppiavano i tafferugli fra tifoserie. Bello per modo di dire, ovviamente. In quel caso gli addetti che c’erano ai cancelli ti facevano entrare. Mi è capitato più di una volta. Ad un Milan Cagliari degli anni 70 in puro dialetto milanese il signore al cancello, vista la carica della polizia per disperdere le tifoserie, mi ha detto: “dai vai dentro valà. Che sei più al sicuro dentro che qui fuori”

Dicevo che sul finire degli anni 70 era pieno di ragazzi e anche qualche ragazza allo stadio.

E tutti, ovviamente, ci arrivavano con i mezzi pubblici.

Io partivo dal mio quartiere nel sud est di Milano. Fazzoletto rossonero al collo, sciarpa legata in vita e mi facevo un chilometro a piedi per prendere il primo autobus. Con quello scendevo in Piazza Ovidio e li saliva Laura, una ragazza bionda di Via Mecenate. Il rossonero della sciarpa e i suoi capelli biondi: un ricordo indelebile.

Sul tram che ci portava a San Siro, oggi c’è il 16 che parte dall’Ortomercato e arriva in piazza Axum, ci si perdeva. La ritrovavo con il sorriso in rampa. Lei e altre ragazze erano le volontarie della curva e gestivano la vendita del materiale.

In De Angeli, come spesso racconta Roberto Bertoglio (Ultimo Imperatore e memoria storica del tifo rossonero), il tram doveva fermarsi perché dovevano entrare le aste dei bandieroni. Passavano da finestrino a finestrino e da li in poi, insieme alle aste e ai bandieroni, il tram pieno di tifosi rossoneri diventava lo stadio: canti, urla e, a volte, tensione. Specie nei derby o nelle partite contro “l’odiata” Juve. Era facile incontrare provocatori sul cammino.

Da piazza De Angeli ad Axum, il tram, poteva essere la curva sud. Si cominciava a tifare da lì.

Per noi milanisti ha sempre rappresentato un luogo sacro.

Il suggello lo diede quel genio giornalistico dal nome di Beppe Viola.

Famosa la sua intervista a Gianni Rivera sul tram.

Era la viglia di Natale del 1978.

https://www.raisport.rai.it/video/2019/09/ladomenicascportiva-giannirivera-rivera-beppeviola-viola-fd310cc9-d6d2-4349-8ff2-2f9fa5a7425d.html

Più avanti nel tempo cambiai le mie abitudini e tradii il tram per la metropolitana. Da Duomo arrivavi in Lotto, scendevi e sul piazzale prendevi la navetta (un autobus dell’Atm) carico all’inverosimile. L’addetto a terra dell’Atm faceva un fischio al conducente e lo autorizzava a partire. Solo quando l’autobus arancione era non pieno ma strapieno.

Oggi il tram 16 mantiene ancora viva questa testimonianza storica. Una linea che attraversa Milano da destra a sinistra e ti porta allo stadio.

Un viaggio che vi consiglio. Partite dall’Ortomercato a due passi dai campi dell’Ausonia (https://ausonia1931.net/portale/ e della Calvairate https://www.ascalvairate.com/portale/ , due squadre storiche di Milano che sono nate la prima nel 1931 e la seconda nel 1946.

Tagliate in due la zona 4 e arrivate in pochissimo tempo in centro a Crocetta. Da lì è tutto un viaggio nel centro storico di Milano, passate sotto la Torre Velasca, lambite il Duomo e arrivate in Corso Magenta e poco dopo siete ad una spanna dalla Basilica di Santa Maria delle Grazie e dal Cenacolo Vinciano.

Da Corso Vercelli in poi si abbandona il centro storico e da Piazzale Brescia si comincia, idealmente, a respirare l’erbetta dello stadio. Dopo Piazzale Brescia si svolta a sinistra e dopo tre fermate (che il tram 16 non fa mai) su via Simone Stratico cominciate ad entrare in zona Stadio-

Attorno a voi, a piedi, è pieno di tifosi che si incamminano e quando sarete arrivati, in Axum, alzando gli occhi al cielo verso le gradinate vedrete per magia la Curva Sud..

Due euro e venti centesimi ben spesi. Credetemi.

BIO: Gianandrea Bungaro

Nato a Milano il 17 gennaio 1964. Due giorni dopo, caso del destino, si recupera a San Siro la 9° giornata di campionato. Non è una partita come le altre, è il derby! Si gioca in casa dell’Inter e vinciamo 2 a 0. Quindi può dire di essere nato sotto una bella stella: quella rossonera.Si considera un giornalista sportivo (sa scrivere solo di quello).

Ha una Laurea Magistrale in Scienze Motorie e ha scritto “Milan, gli eroi della Bombonera” (Milieu Edizioni) e ha collaborato, scrivendo del maestro Pepe Schiaffino, al libro “Fantasia Milanista. Eroi, leggende e numeri 10 rossoneri”. (Edizioni della Sera)

A volte, per lavoro, segue il Milan dalla tribuna ma il cuore vorrebbe sempre portarlo in Curva Sud. 

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