PIERINO PRATI : IL BOMBER AMATO DA TUTTI MA CON IL CUORE ROSSONERO.

È il 28 maggio del 1969. Sul pullman che sta portando i giocatori del Milan al Santiago Bernabeu per la finale della Coppa dei Campioni contro l’Ajax di Amsterdam l’allenatore dei rossoneri Nereo Rocco prende la parola guardando dritto negli occhi i suoi ragazzi.

“Sia chiaro: chi stasera rischia di farsela sotto è meglio che rimanga qui sul pullman. Di fifoni stasera non ne abbiamo bisogno”.

I giocatori del Milan arrivano al Bernabeu, vanno dritti negli spogliatoi e iniziano a prepararsi. Ci sono tutti. Calciatori, massaggiatori e dirigenti.

Manca solo una persona.

Nereo Rocco … ancora seduto sul pullman!

Sarà una serata indimenticabile nella storia del club rossonero.

Il giovane Ajax del futuro fenomeno Johann Cruyff verrà letteralmente annichilito. Un 4 a 1 senza storia.

Rivera è la mente, supportato dai polmoni di Lodetti e Trapattoni, dall’estro di Hamrin e dall’intelligenza calcistica di Sormani.

Ma il “braccio” è lui, il ventunenne Pierino Prati da Cinisello Balsamo che sarà l’autentico incubo degli olandesi.

Tre reti, una più bella dell’altra, a consacrare un attaccante tra i più forti nella storia del calcio italiano e di certo tra i più completi.

Forte fisicamente,insuperabile nel gioco aereo, coraggioso al limite della temerarietà e con una caratteristica fondamentale quanto rara: la capacità di calciare con la stessa precisione e potenza con entrambi i piedi.

… a tal punto che perfino tanti suoi compagni negli anni si sono chiesti se Pierino fosse un destro naturale o un mancino!

A quel trionfo, allo scudetto e alla Coppa delle Coppe della stagione precedente si aggiungerà la prestigiosa Coppa Intercontinentale conquistata nella ignobile e cruenta partita della Bombonera MILAN: GLI EROI DELLA BOMBONERA., contro l’Estudiantes di Zubeldia, Bilardo e Veron padre.

Per Prati, e non può essere diversamente,arriva anche la chiamata della Nazionale di Ferruccio Valcareggi. Il suo battesimo è in Bulgaria in una partita dall’importanza assoluta. Sono i quarti di finale della Coppa Europa per Nazioni e di fronte c’è la Bulgaria, squadra tostissima e con un fuoriclasse di prima grandezza tra le sue fila come il centravanti Georgi Asparuhov. E quando si sta profilando una sconfitta degli Azzurri per tre reti ad una è proprio Pierino che ad una manciata di minuti dalla fine segnerà il secondo gol degli azzurri che renderà assai più possibile la rimonta nella partita di ritorno al San Paolo di Napoli da lì a due settimane.

Nella meravigliosa cornice di quello stadio l’Italia completerà la rimonta e sarà proprio Prati a segnare il primo è fondamentale gol con un colpo di testa in tuffo letteralmente “a pelo d’erba” che sarà giustamente considerato tra i più belli della storia della nostra Nazionale.

Purtroppo la carriera di Pierino in Nazionale non decollerà mai completamente. Il selezionatore azzurro Valcareggi lo considera solo un’alternativa al grande Gigi Riva quando in realtà non solo le caratteristiche dei due sono diverse ma addirittura complementari.

Ma d’altronde cosa aspettarsi da uno che non è mai riuscito a far coesistere due dei più grandi campioni del nostro calcio come Rivera e Mazzola?

BUTICCHI E LA ROMA

Nell’estate del 1973 accade qualcosa di totalmente inaspettato e imprevedibile. 

Qualcosa che spezzerà i cuori di milioni di tifosi milanisti… e ne farà felici più o meno altrettanti!

Albino Buticchi, presidente dei rossoneri, decide contro il parere di tutti (Nereo Rocco e Gianni Rivera in primis) di mettere sul mercato Pierino Prati.

Prati viene da una stagione tribolata dove una maledetta pubalgia lo ha costretto ai box per parecchi mesi … ma si parla di un calciatore di 26 anni che quando è in condizione ha dimostrato di avere pochissimi rivali in Italia e non solo.

Si scoprirà solo dopo diversi anni che I debiti di gioco accumulati dall’imprenditore spezzino furono alla base di questa assurda e impopolare scelta.

Si scatena una vera e propria asta per il cartellino di “Pierino la peste”. 

A spuntarla è la Roma del presidente Gaetano Anzalone che rompe il salvadanaio per assicurarsi le prestazioni e i gol di Prati.

Per Pierino sarà l’inizio di una nuova favola. Di una storia d’amore intensa e incondizionata del popolo giallorosso verso il suo centravanti. Storia d’amore che nemmeno i tanti infortuni che hanno spesso condizionato le prestazioni di Prati hanno potuto scalfire. La Roma giallorossa che grazie anche ai gol di Pierino raggiunse un importante quanto inatteso terzo posto in campionato nella stagione 1974-75, non ha mai smesso di amare quel suo centravanti capellone che dopo ogni rete correva sotto la curva sud con le braccia alzate.

Pierino Prati con la maglia della Roma accanto ad un giovanissimo Bruno Conti

SALERNO E SAVONA

Non si può però raccontare di Prati senza citare altre due piazze dove Prati ha giocato, segnato tanti gol e soprattutto lasciato un grande ricordo, professionale e umano. Alla Salernitana Prati arrivò che era ancora un ragazzo, mandato dal Milan a “farsi le ossa” come si diceva allora. Una storica promozione in serie B in quella stagione 1965-66 con dieci reti in diciannove partite e una frattura alla tibia durante il percorso.

E poi Savona l’anno dopo dove i suoi quindici gol non riuscirono ad evitare ai liguri la retrocessione in C …. ma dove l’affetto dei tifosi convinse Prati a tornare in quella città per chiudere la sua carriera professionistica nel 1981, a soli 34 anni.

Pierino ci ha lasciati tre anni fa. 

Al di là dei suoi gol, dei trofei vinti, della maglia azzurra … quanti sono quelli come lui che possono dire di essere stati amati ovunque abbiano giocato e che al tempo stesso per la sua umiltà, correttezza e semplicità nessun avversario ha mai “odiato”?

Temuto si … e tanto!

Ma odiato mai. 

Ciao Pierino.

2 Responses

  1. Grazie mille, soprattutto per aver ricordato anche il Prati della Roma, la prima di Liedholm e il miglior piazzamento in 39 anni. E per avere ricordato Anzalone, che oltre a Prati ci compro’ anche Pruzzo.
    Un po’ ingeneroso con Valcareggi. A parte i risultati (1 in Europa e 2 nel mondo), dobbiamo ricordarci che negli anni 70 la Nazionale aveva un problema che oggi non ci immaginiamo: l’abbondanza!

  2. Buongiorno Remo . Io ti dico grazie per aver ricordato il mio idolo , con Gianni Rivera. Della sua carriera hai gia’ detto tutto in modo esemplare.
    Il periodo di Pierino l’ho vissuto in modo viscerale. Lo copiavo in tutto. Nei capelli , nella camminata , quando giocavo rigorosamente maglia n.11 , calzettoni su nei primi minuti fino a tirarli giu , con tanto di maglietta fuori dai calzoncini. Quando ho fatto il raccattapalle lo studiavo in tutti i suoi movimenti.
    Ed anche dopo la sua partenza dopo il Milan destinazione Roma ,vivendo un “piccolo lutto sportivo” , lo seguivo con tanta passione.
    Non potro’ mai dimenticare un campione in campo e sopratutto fuori.

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