“SABBIE MOBILI NEL DESERTO DI DOHA”. ANALISI DEL MATCH QATAR-ECUADOR.

Via alle danze di Qatar 2022 in questo novembre del tutto atipico con una partita inaugurale che aveva lasciato presagire poco entusiasmo, ma con diversi rebus da risolvere, soprattutto riguardo la squadra ospitante.
Infatti, nonostante l’avvicinamento travagliato a questo campionato del mondo per via delle numerose polemiche sulla FIFA e sulla nazione ospite del torneo, la squadra qatarina sembrava arrivare in condizioni ideali per offrire spettacolo al proprio pubblico.
Un organizzazione maniacale, che da anni vedeva sommarsi gli sforzi della Federazione per garantire al tecnico catalano Felix Sanchez un organico di livello per competere, la quale, dopo aver istituito un sistema di reclutamento per migliori talenti a disposizione, aveva decretato lo stop delle normali competizioni per club, facendo sì che il gruppo potesse dedicarsi con largo anticipo (7 mesi) alla preparazione del torneo.
La bolla ideale che da anni ormai circondava il Qatar è parsa infrangersi al fischio d’inizio di Orsato, vedendo un approccio dei padroni di casa che già da subito faceva intuire una partita senza possibilità di contraddittorio.
Già intorno ai tre minuti di gioco infatti l’Ecuador si vede annullare un gol per fuorigioco a seguito di un doppio intervento a vuoto del portiere Al Sheeb, in netta difficoltà.
Dopo altri dieci minuti di dominio dei sudamericani, il gol dell’ 1-0 arriva su calcio di rigore procurato e trasformato da Valencia, il quale viene prima abbattuto saltando di netto un Al Sheeb nuovamente non impeccabile e poi, ripresentatosi dagli undici metri, lo spiazza elegantemente.
Qatar che non accenna a migliorare, mentre l’Ecuador, rotti gli indugi, ricade a valanga nella metà campo avversaria siglando il 2-0 alla mezz’ora di gioco con un cross dalla trequarti sul quale si avventa il solito Valencia, che batte nuovamente Al Sheeb indirizzando nell’angolo basso di sinistra.
La partita sembra chiusa con i sudamericani in netto controllo, quando all’ultima occasione del primo tempo Almoez sfiora il pallone mandandolo a lato, dando quantomeno una speranza, rivelatasi poi vana, di un secondo tempo più combattuto.
Il Qatar però non dà alcun cenno di ripresa, salvo un fischio dalla distanza terminato in curva da parte di un deludente Afif e un tiro al volo alto di poco di Muntari, nuovo entrato ad un quarto d’ora dalla fine.
Se l’opposizione della squadra ospitante è stata deludente, dall’altra parte l’Ecuador scopre le carte all’ingresso di questo Mondiale, rivelando un percorso fatto di preparazione ottimale e lungimirante progettualità.
Di certo il distacco qualitativo con gli avversari è parso evidente, ma oltre alla semplice superiorità complessiva dell’organico, la squadra di Gustavo Alfaro ha potuto mettere in mostra un dominio territoriale fatto di posizionamenti impeccabili e gestione tattica magistrale, con in aggiunta pregevoli scambi e geometrie nella costruzione, che vanno a risaltare ancor di più il lavoro del tecnico argentino, solitamente noto più per la praticità e l’organizzazione difensiva.
A differenza delle previsioni, che vedevano l’Ecuador schierarsi con il consueto 4-3-3, la formazione scelta dall’inizio ha agito sulla base di un classico 4-4-2, indizio di un approccio più prudente, che invece è risultato quasi più virtuoso e offensivo, con i quattro elementi del fronte offensivo liberi di svariare ed intercambiarsi, favorendo le discese dei terzini sempre propositivi.
La copertina la prende ovviamente Enner Valencia, autore dei due gol, veterano e recordman di marcature ai Mondiali per la nazionale del Tricolor, il quale si conferma essere elemento fondamentale per esperienza e bagaglio tecnico.

Enner Valencia

Nessun particolare pericolo dalle parti di Hincapié, giovane difensore del Bayer Leverkusen, che in ogni caso appare padrone della retroguardia, concedendosi oltre alla costruzione dal basso anche qualche buon lancio con il suo educato mancino, permettendo così le salite del velocista Eztupinan e di Preciado, autore dell’assist per il 2-0.
Partita di interdizione e di ordine per i due mediani Mendez e Caicedo, quest’ultimo classe 2001 appare oggi come uno dei talenti più in vista in Premier grazie alla completezza assoluta del suo gioco e delle sue letture, in forza ora al Brighton di De Zerbi assieme per altro al già citato Eztupinan e a Jeremy Sarmiento, altro talentino classe 2002, subentrato poi nella ripresa.
Infine, particolarmente ispirato Gonzalo Plata, ala destra più anarchica e funambolica, che a più riprese ha bruciato la statica e impacciata retroguardia qatarina.
Assiste inoperoso l’estremo difensore Galindez, che non rimedia neppure una grinza sui guantoni.
Per il Qatar a salvare la faccia forse solo Abdelkarim, roccioso difensore mancino, che prova a farsi sentire con qualche intervento deciso e alcune salite in avanti, senza però particolari attitudini offensive, come evidenziato dal pallone scagliato in curva in un tentativo di conclusione rivedibile, inoltre le poche sortite in attacco da parte degli uomini di Sanchez provengono dal laterale Pedro, anch’esso in calando però nella riprese e dal centravanti Muntari, che sfiora un gran gol calciando al volo dal limite un lancio proveniente da metà campo.
Per il resto i giocatori appaiono disordinati, frettolosi, a volte remissivi, con lo sguardo sempre rivolto all’indietro e poche velleità di pressione alta, quasi impantanati nelle sabbie dell’Al-Khor Stadium, rispetto ad un brillante Ecuador abituato a tutt’altre altitudini.
Un primato solo segnato dal Qatar, in quanto prima nazionale ospitante ad aver perso la gare inaugurale.
Insomma, anche senza birra allo stadio, i padroni di casa ne escono barcollanti e non con grandi prospettive, anche perché, vedendo il girone, il peggio sembra dover ancora arrivare…

2 Responses

  1. Ci siamo chiesti prima che iniziasse il mondiale a Qatar se ci saranno all’inizio delle partite interessanti, dato che devono giocare in questa fase molte squadre meno quotate, molto interesse soprattutto per le squadre africane e asiatiche che conosciamo meno. . All’inizio siamo rimasti molto deludenti, abbiamo visto una Qatar, squadra veramente inconsistente e senza alcuna individualita’ nota da segnalare. Poi abbiamo visto il Senegal, i senegalesi hanno retto per i troppi errori degli “orange” ma anche loro hanno dimostrato un calcio si grintoso , ma approssimativo.
    Ancora delusione guardando l’impotente Iran a subire un pesante 2-6 contro l’Inghilterra, e poi le belle sorprese: la grande vittoria dell’Arabia Saudita che vince contro la favoritissima Argentina e anche la Tunisia che sorprende ottenendo un pari contro la Danimarca. Adesso ci rimane da vedere in campo le africane Ghana, Marocco e Camerun per farsi un’idea del calcio africano attuale.

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