IL MONDIALE DEI DENARI (E DELL’IPOCRISIA)

Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 7 libri all’attivo tra i quali il fortunato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”. Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”)e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.

IL MONDIALE DEI DENARI (E DELL’IPOCRISIA)

L’organizzazione di un Mondiale di calcio ha solo due criteri validi, ragionevoli e moralmente accettabili: assegnare la manifestazione a Paesi in cui il calcio è amato, vissuto e conosciuto o ad altri che hanno il potenziale, la volontà e la passione per diventare come i primi.

Fino a poco tempo fa è sempre stato così.

Per questo hanno perfettamente senso le due edizioni di una fase finale di un Mondiale di calcio assegnate a Paesi come la Germania, il Messico, il Brasile e anche Francia e Italia che organizzarono il loro primo mondiale quasi novanta anni fa.

Così come ha senso, a supporto della seconda tesi, assegnarlo a Stati Uniti o Corea del Sud e Giappone o prima di loro a Svezia, Svizzera o Cile.

Un mondiale in Qatar invece un senso non ce l’ha.

Come si giustifica? Facile. Con tutto il denaro finito nelle casse di chi in quel giorno di dicembre del 2010 ha deciso, con il proprio voto, di sovvertire ogni logica, assegnando ad un Paese senza storia la seconda manifestazione sportiva più importante del Pianeta.

Il Guardian, uno dei pochi, pochissimi giornali indipendenti rimasti nel nostro pianeta, lo ha spiegato chiaramente aggiungendo nella sua dettagliata ricerca che praticamente tutti i membri della FIFA che quel giorno hanno deciso l’assegnazione dei Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar, sono stati indagati, arrestati o banditi a vita dal calcio.

Il denaro è l’unico motivo.

In Qatar non c’è amore per questo sport e non c’è neppure la possibilità che questo amore nasca e si sviluppi.

Finito il Mondiale gli otto stadi utilizzati diventeranno sontuose cattedrali nel deserto.

Anzi, sette visto che uno di questi, lo “Stadium 974” verrà addirittura smantellato subito dopo la fine della manifestazione, cosa mai accaduta nella storia dei Mondiali di calcio.

Come se tutto questo non bastasse si dovrà giocare in un Paese dove i diritti civili e le libertà individuali sono scarsissime, dove ti impongono cosa devi bere, mangiare e chi devi amare.

Si giocherà sul sangue della quantità indefinita (sempre il Guardian parla di 6500  “morti bianche” avvenuta durante i lavori) si giocherà prosciugando le tasche degli spettatori che pagheranno fino a 270 dollari per una notte in un container, si giocherà spezzando in due la stagione calcistica costringendo calciatori ad un “tour de force” importante e le società al rischio di perdere giocatori importanti nel bel mezzo della stagione per infortuni o affaticamento.

E a questo punto entra in gioco l’ipocrisia.

L’ipocrisia di chi ammette, dodici anni dopo i propri errori (Sepp Blatter), l’ipocrisia di chi si accorge ora dell’assurdità della cosa senza magari chiedersi dov’era o cosa diceva dodici anni fa quando era il momento di prendere una posizione ferma e assoluta contro questo scempio.

E questo vale per tutti. Tifosi, addetti ai lavori e opinionisti che chiedono (adesso, non allora) di boicottare i Mondiali.

Peccato. Siete in ritardo di dodici anni.

Certo, per buona parte degli italiani, dei cileni, degli scozzesi, degli irlandesi e degli ungheresi non sarà difficile farlo, almeno nel primo turno. Con le loro nazionali escluse dai Mondiali ci sarà una buona parte di loro che non farà fatica ad esimersi dall’assistere ad un Ghana-Corea del Sud o ad un Costa Rica-Giappone.

Ma quando dal turno successivo ci saranno possibili incroci tra Argentina e Francia o Portogallo e Brasile siamo proprio curiosi di vedere in quanti “boicotteranno” il Mondiale!

L’amore, la passione, il trasporto per questo meraviglioso gioco faranno, come sempre, la differenza e quando il pallone inizierà ad essere conteso dai più grandi calciatori del pianeta ci scorderemo tutti quanti dei poveri operai morti, dei diritti calpestati, delle denunce di Phaedra Almajid, di Sepp Blatter e Michel Platini e dei vagoni di dollari sporchi di sangue.

Perché questa, nel bene o nel male, è la forza smisurata del calcio.

8 Responses

    1. Remo Gandolfi scrive le storie di campioni del passato con maestria e competenza ma soprattutto con il cuore ❤
      Ho letto con piacere i suoi libri e penso che chi ha giocato a calcio ⚽ si immedesima e mentalmente diventa lui stesso il protagonista del libro stesso. Chiaramente con il pensiero e con le giuste proporzioni.
      Complimenti 👏 Remo 👍💛😏

  1. Verità assoluta: purtroppo la nostra passione ancora pulita per questo sport ci porterà ad assistere alle partite che vedranno incrociarsi le nazionali corazzate , altrimenti sarebbe da fare come ha detto Sarri , boicottare gli ascolti di questa edizione !! Mettiamo anche la Rai che ha sborsato 200 milioni degli italiani per avere i diritti di questo scempio !!

  2. Ottimo come sempre. Da parte mia, garantisco che non vedrò un solo minuto dei mondiali, non mi interessano minimamente, e non per la mancata partecipazione della nostra nazionale. Del resto, non ho visto una partita dell’europeo, alla fine anche per scaramanzia, i mondiali del sangue e della dittatura non mi mancheranno…

  3. Purtroppo il denaro comanderà sempre perché è più facile dire di sì alla moneta più che alla passione o ai valori. Mi sarei aspettato almeno un giocatore pronto a boicottare il Mondiale, pronto a comunicare il messaggio che la vita e i diritti delle persone vengono prima della passione di uno sport. Il calcio è bello, ma la vita e i valori sono priorità anche perché vive proprio di questo sport che ha su un prato verde un pallone che ruota…

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