FRANCO BARESI: IL CAPITANO

Il primo ricordo che mi viene in mente di Franco Baresi è… un’intervista a Gianni Rivera. Era la primavera inoltrata del 1978, il “piscinin” (il piccolino) aveva appena esordito in una partita vinta dal Milan a Verona per 2-1. Aveva 17 anni.

Rivera raccontò: “A un certo punto mi sento chiamare la palla, mi giro ed era lui, Baresi”. Potrebbe non dirvi niente all’apparenza, questo aneddoto, se non che a Rivera nessuno aveva mai chiesto la palla…Lui sapeva dove metterla, quando metterla e a chi darla. Lui la metteva esattamente quando, dove e a chi voleva: bastava un’occhiata, un attimo. Gianni Rivera aveva un carisma, un’aura particolari, diversi, assoluti. Per dire della personalità di Baresi, che avremmo conosciuto tutti in breve tempo, che Bearzot pur di far giocare in Nazionale quando nel suo ruolo (il libero) giocava uno dei più forti del mondo, Gaetano Scirea, provò a metterlo in campo da mediano. Per dire dell’importanza di avere comunque Baresi.

L’ultimo ricordo è invece recente, una sorpresa che mi ha emozionato perché inattesa e molto gratificante. Nel febbraio 2024 mi manda un messaggio su whatsapp per parlarmi. Lo chiamo e mi chiede se sono disponibile a fare il moderatore a “Casa Milan” per la presentazione del suo libro “Ancora in gioco” (Sperling&Kupfer). Una mattinata che ricorderò sempre e porterò gelosamente nel cuore. Credo che il titolo del suo libro sia una perfetta sintesi della sua vita, quella di un uomo prima e di un atleta poi che non si sono mai arresi, pur attraversando momenti e tormenti difficili, destabilizzanti. Rimase orfano da adolescente, contrasse una grave malattia del sangue che nel 1982 lo tenne lontano dal campo per più di 4 mesi, visse 2 retrocessioni e quindi altrettanti campionati in B con la maglia rossonera, il quasi fallimento con la presidenza Farina, blindando il suo mondo con la stessa riservatezza che lo distingueva in allenamento e nello spogliatoi.

Come a Rivera bastava uno sguardo per indirizzare il pallone in quel punto preciso, a lui bastava un’occhiata per farsi capire dai compagni, parlando poco e il giusto. Con l’epopea Berlusconi riscattò quel rifiuto alla Juventus che gli avrebbe impedito di giocare in serie B, vincendo una collana di trofei e venendo candidato 7 volte al Pallone d’oro (senza mai andare oltre al 2° posto, nel 1989 dietro Van Basten). L’elenco delle sue conquiste prende più di una pagina, così come quello delle onorificenze che lo collocano tra i più grandi calciatori di sempre. Sempre posato, misurato, attento nelle interviste che gli ho fatto io e moltissimi altri colleghi di tutto il mondo, mi ha concesso spesso confidenze potendosi fidare e conoscendo la mia passione, il mio amore per questo club, per questa squadra.

Non parlerò di lui come giocatore perché non potrei aggiungere niente a quello che in questi giorni diranno di lui allenatori, calciatori, dirigenti in carica o di una volta. Quello che scriveranno di lui.  Mi limito a questo umile tributo personale, convinto che sotto la sua guida il talento immaginifico di Maldini, quello un po’ meno cristallino di Costacurta, l’applicazione di Filippo che gestisce questo blog, hanno potuto raggiungere livelli di eccellenza assoluta, tanto da poter poi conservarli per tutta la carriera anche quando Franco ha smesso. Uno dei giorni di malinconia sportiva più feroci che ho vissuto.

Credo però che il suo esempio umano e tecnico sia stato assorbito anche da giocatori di altri ruoli, persino da avversari. Maradona indossò la sua maglia al termine di un Milan-Napoli e questo, immagino, sia invece uno dei momenti che Baresi conservi gelosamente nei suoi ricordi compensando quel torto assoluto di non aver mai vinto il Pallone d’oro. Unica macchia di una carriera solare, unica macchia che non è dipesa da lui.

Buon compleanno, Capitano! 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

2 risposte

  1. Immenso, magnifico, unico vero ed immortale esemplare Rossonero vivente Il nostro
    “Piscinin”!! Ricordo una famosa frase rilasciata dal “Paron” in una delle sue prime ma incisive prestazioni: “Ti za gioca’ anche ti… Franco!!”.. ed un gran pacca sulla spalla! ”
    Complimenti sinceri Luca!
    Buona giornata.
    Massimo 48

  2. Grazie a Luca Serafini per questo ed altri ricordi(bellissimo quello del signor Liedholm). Franco Baresi è stato un calciatore straordinario, capace di leggere con estrema precisione l’azione avversaria. È a mio avviso il più bravo difensore della storia del calcio italiano e probabilmente europeo insieme a quel grandissimo esempio di Gaetano Scirea. La modestia di Baresi è stato un esempio per tutti noi ed un modo per trasmettere la sua leadership. Ha ragione il signor Serafini: è quasi superfluo ricordare il Baresi calciatore, di lui conosciamo tutto; lui sempre modesto, come il giorno dell’esordio: all’attenzione di Nereo Rocco, Baresi diventa rosso in viso per la timidezza, ma in campo è un gladiatore. La finale di coppa del Mondo, nonostante il rigore sbagliato, fa registrare un 9 sulla gazzetta, ridicolizzando i campioni brasiliani con anticipi e rilanci straordinari(quello su Massaro per esempio). Ma soprattutto io sono affezionato a Franco Baresi perché (a differenza degli altri invincibili) ha giocato nel “piccolo diavolo” rinunciando ad una ipotetica carriera più brillante(ipotetica!). Lui come Gianni Rivera e Nils Liedholm rappresenta la vera bandiera rossonera. Grazie a Luca Serafini, grande narratore del nostro grande Milan, ma soprattutto grazie a Franco Baresi per il suo grande affetto per i nostri colori. È un vero peccato che i pedatori odierni rossoneri non capiscano…

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