FINALE DI COPPA ITALIA: IL BOLOGNA DI ITALIANO

1 L’eredita di Motta e il mercato estivo

Reduce dal miglior risultato degli ultimi sessant’anni, la storica qualificazione alla Champions League 2024-2025 aveva acceso nel Bologna un entusiasmo senza precedenti, restituendo ai tifosi rossoblù la legittima ambizione di competere ai massimi livelli e concedendo loro il diritto, anzi, il dovere, di sognare in grande. Con il doppio impegno settimanale e sotto la sapiente regia di Giovanni Sartori, già artefice di qualificazioni insperate alla massima competizione europea con Chievo e Atalanta, la dirigenza emiliana ha deciso di intraprendere un profondo processo di rinnovamento dello staff tecnico, volto a far evolvere ulteriormente l’identità di gioco del club.

Thiago Motta, ormai destinato a una nuova avventura alla Juventus, cede il passo in panchina a Vincenzo Italiano, protagonista in tre stagioni consecutive di finali nazionali ed europee con la Fiorentina: due finali di Conference League intervallate da quella di Coppa Italia. A Italiano va riconosciuto il merito di aver sviluppato un’idea di calcio all’avanguardia, già intravista tra le serie minori e con il neo promosso Spezia, affinata poi nel triennio in Viola con risultati spesso straordinari dal punto di vista della costruzione e dell’aggressività.

Tuttavia, l’ardore di confermare le prestazioni europee si è dovuto scontrare con le esigenze di bilancio: i due gioielli piu` luminosi ereditati dalla gestione Motta(Joshua Zirkzee e Riccardo Calafiori) sono stati ceduti per un incasso complessivo di circa 90 milioni di euro. Alcuni degli innesti sul mercato in entrata, privi del medesimo tasso di brillantezza, hanno sollevato qualche perplessità circa i reali margini di crescita della rosa rossoblù.

2 Una partenza a rilento, poi la ripresa

L’avvio di stagione in Champions League ha tradito le ambizioni: soltanto due punti raccolti nelle prime sei giornate hanno progressivamente ridotto le speranze di centrare il playoff. Allo stesso modo, le prestazioni in campionato sono sembrate fin da subito al di sotto delle aspettative, con un rendimento complessivamente anonimo. Il primo segnale di svolta è arrivato però nella serata del Dall’Ara, quando il Bologna ha rimontato 2-1 il Borussia Dortmund: un successo che ha riportato fiducia e consapevolezza dei propri mezzi.

Nonostante l’esito del girone di Champions sia rimasto deludente, la ripresa in campionato è stata netta e inarrestabile. Nel primo semestre del 2025 i rossoblù hanno ottenuto 22 punti nelle ultime 11 giornate, certificando che qualità del gioco e risultati non sempre coincidono immediatamente. L’impronta tattica di Italiano, infatti, ha trovato piena applicazione solo con il passare delle settimane: l’estremo turnover operato dal tecnico con continui cambi di formazione (136 formazioni diverse di fila nei tre anni in Viola) e scelte mod- ulari studiate partita per partita ha rallentato l’integrazione iniziale, ma sul medio lungo periodo hanno garantito freschezza atletica, competitività interna e un’inedita profondità di soluzioni.

3 Principi di gioco: possesso, pressing e imprevedibilita

Sul piano statistico, il Bologna si è presto distinto per due dati emblematici: secondo posto in Serie A per possesso palla (media 58,5 percento) alle spalle dell’Inter e primato assoluto per PPDA (Passes allowed Per Defensive Action), indicatore chiave dell’efficacia in fase di non possesso. La squadra aggredisce infatti l’avversario con intensità, risultando in una pressione asfissiante orientata sull’uomo e sul portatore di palla.

L’assetto tattico di riferimento pur declinabile a seconda degli avversari vede idealmente un 1-4-2-3-1: Skorupski tra i pali; Holm, Beukema, Lucumì e Miranda in difesa; Freuler e Ferguson (o Aebischer) a dettare i ritmi in mediana; Orsolini, Odgaard e Ndoye a supporto dell’unica punta Castro. I due centrocampisti agiscono da “metodisti”, smistando dal basso e verticalizzando alla prima occasione; i terzini offrono ampiezza o a seconda delle situazioni, cercano l’ingresso nei corridoi centrali; gli esterni e il trequartista ruotano costantemente, occupando i mezzi spazi e sfruttando gli interscambi per disorientare la retroguardia avversaria, una differenza sostanziale rispetto al calcio di Motta dove le posizioni rimanevano più rigide. L’intuizione tattica più riuscita è stata probabilmente l’impiego di Odgaard come rifinitore centrale anzichè come punta classica: l’attaccante danese, sacrificato sulle fasce, ha trovato nella trequarti il suo habitat naturale, fornendo assist, tiri dalla distanza e un contributo prezioso alla prima pressione difensiva. Il risultato? Un gioco ultra offensivo ma, allo stesso tempo, solido in fase di non possesso, con il Bologna che concede meno tiri in porta rispetto a qualsiasi altra squadra del campionato grazie a transizioni negative efficaci e a una linea difensiva pronta a sporcare ogni tentativo di ripartenza.

4 Il sigillo del 5-0 e l’assalto al bis europeo

Il roboante 5-0 rifilato alla Lazio ha rappresentato la summa dell’identità di Italiano: intensità, fluidità e capacità di esecuzione, consegnando anche agli onori della cronaca un lavoro meticoloso e orientato verso principi innovativi. Con una rosa non di primissimo livello, il Bologna è rimasto in piena corsa su tutti i fronti fino alle ultimissime giornate, alimentando fino all’ultimo la speranza di un bis in Champions League, il tutto nel segno di una dirigenza competente che non ha fatto mancare nemmeno questa volta un’illuminazione manageriale da manuale della direzione sportiva.

Ora l’ultima prova sarà la finale di Coppa Italia, la quarta in quattro anni per Vincenzo Italiano: un’opportunità unica per conquistare il primo trofeo e imprimere un sigillo indelebile alla sua giovane carriera. Se fino a oggi la filosofia di gioco “alta e propositiva” ha quasi sempre dato ragione al tecnico, la partita di Roma rappresenta l’esame finale, la possibilità di dimostrare che anche in un contesto estremamente delicato—quello di una finale secca—i suoi principi possono fare la differenza. L’impegno è massimo, la determinazione intatta: sotto il segno del gioco collettivo e del coraggio, il Bologna si presenta pronto a scrivere un nuovo, indimenticabile capitolo della propria storia.

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