FOTO DI COPERTINA DAL MESSAGGERO
Cesc Fabregas, dopo la bella prestazione del suo Como sabato a San Siro contro la nostra squadra, ha rilasciato queste parole nel dopo partita: “È un grave errore, un errore che non dovremmo vedere da un giocatore della sua esperienza”.
Con queste parole il bravo tecnico spagnolo dopo 750 giorni ha ridato dignità a Dele Alli, protagonista del fallo da dietro sul rossonero Loftus Cheek che ha portato alla sua espulsione al 91 minuto, esattamente dieci minuti dopo il suo ingresso in campo.
Dieci anni fa nel panorama del calcio inglese Dele Alli era uno dei calciatori più promettenti, centrocampista completo con spiccate doti di trequartista, fu accostato niente meno che al grande Steven Gerrard; la sua carriera iniziò nel Mk Dons e spiccò il volo nel 2015 quando fu acquistato dal Tottenham Hotspur. Le prime stagioni furono da protagonista fino alla finale persa di Champions League contro il Liverpool.
Poco dopo, però, iniziò il crollo, fisico ma soprattutto emotivo.
“The Cub”, il cucciolo, come veniva chiamato Dele, cominciò a stare male, vecchi fantasmi tornarono a squarciargli l’anima, tanto da guardarsi allo specchio e farsi quella domanda così terribile: “come posso ritirarmi a soli 24 anni, lasciando tutto quello che più amo?”. L’abisso di Dele era iniziato o forse non era mai finito. Il perchè lo sappiamo tutti, inutile stare a raccontare la sua storia con il rischio di fare solo retorica, la conosciamo benissimo.
Le traiettorie della vita delle persone però, fanno percorsi strani, singolari e imprevedibili riportandoci inevitabilmente all’81 minuto della partita Milan-Como con i rossoneri in vantaggio 2-1 quando, il quarto uomo alza la lavagnetta annunciando il cambio per la squadra lariana: Dele Alli per Da Cunha. In quel momento sono sincero e non me ne vergogno, un groppo in gola mi è salito, i miei occhi si sono fatti lucidi, la commozione aveva inevitabilmente preso il posto del tifo rossonero, in quel momento l’immagine di questo ragazzo dalla faccia spaurita che entrava in campo dopo aver attraversato l’inferno era un’emozione talmente potente che andava oltre qualsiasi cosa.
Dele in quei minuti corre, tocca qualche pallone, si sente di nuovo un calciatore e soprattutto un uomo, non fa niente di eccezionale ma è lì in campo e la sua anima, violata e lacerata, per qualche minuto vola via leggera da quelle fiamme e da quei demoni che lo hanno avvolto per gran parte della sua vita. Maledetti demoni, che si ripresentano al 91 minuto, Dele in scivolata in un estremo goffo tentativo di fermare l’avversario (Loftus Cheek), un amico, un fratello, quella sera in maglia avversaria, allunga la gamba colpendo pericolosamente e duramente il connazionale che stava portando il pallone via, lontano dalla nostra area, facendoci prendere una boccata di ossigeno.
L’arbitro fischia il fallo, e dopo l’iniziale cartellino giallo viene richiamato dal Var, quel cartellino diventa rosso, rosso come quelle fiamme che tornano, maledette, ad avvolgersi come una serpe attorno lui, ma Dele non è solo questa volta, tra quelle fiamme alte inaccessibili c’è un fratello, Kyle Walker, che veste la maglia avversaria, ma che non rinnega l’amicizia e l’amore per lui. Compagni al Tottenham per tanti anni, Kyle si fa spazio con forza tra i compagni e avversari, si avvicina all’arbitro implorandolo di non applicare il regolamento almeno per una volta, impossibile, è rosso, Kyle, con le mani giunte ripete, “please don’t do it”, ti prego non farlo…niente, è espulsione…Dele a testa bassa abbandona il campo.
Per chi ama il gioco del calcio, l’episodio di San Siro è da ascriversi in tutta la sua paradossale e contraddittoria drammaticità tra le pagine più significative e belle degli ultimi anni. Per una volta gli uomini sono andati oltre, Kyle Walker un nostro giocatore, un giocatore del Milan, davanti a tutto il mondo del calcio, dentro il suo stadio con i nostri colori rossoneri sulla pelle si è reso protagonista di un gesto talmente nobile da seppellire tutto quanto è stato detto sull’episodio.
Per una volta i sentimenti, la sensibilità umana, hanno preso il sopravvento sul raggiungimento del risultato ad ogni costo. Le parole di Fabregas come detto, hanno ridato dignità calcistica a Dele Alli, il gesto di Walker è volato ancora più in alto, metaforicamente ha preso per mano Dele, strappandolo dall’inferno nel quale era improvvisamente ripiombato e lo ha riportato alla vita di uomo e, speriamo, di calciatore.
Noi, tifosi rossoneri, dobbiamo essere fieri che Kyle Walker vesta la nostra maglia, la maglia del Milan, e che abbia scritto questa meravigliosa storia.

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997 lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70 e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .
8 risposte
È stata una scena di amicizia, una di quelle che di potrebbero vedere nelle partite in bianco e nero. Questo calcio stritola sentimenti e valori e aumenta gli hertz della polemica. Bravo Kyle e complimenti a te, Stefano!
grazie mi ha toccato il cuore veramente
Finalmente un episodio umano 🙂 L’importante è che trovi un bell’ambiente. Fabregas ha giocato, sa come coinvolgerlo. Passerà anche questa che in confronto al resto è una cavolata.
Bravo Gianluca speriamo che trovi serenità
Episodio degno di essere annoverato, qualora venisse riedito, nel commovente libro Cuore di Edmondo De Amicis.
Questi sono veri calciatori ancor prima di essere spavaldamente autentici uomini d’onore!
Un esempio magistrale di lealtà ma soprattutto di puro amore per il prossimo.
Un caro abbraccio.
Massimo 48
Concordo con te caro Massimo
Momento commovente. Hai fatto bene a dedicare un articolo.
Spero che Dele possa riprendersi quanto prima. Walker uomo vero, non ha esitato a esporsi davanti al propri tifosi che potevano fraintendere.
Grazie Alessio sì ha fatto un grande gesto …raro in questo calcio così spesso arido di sentimenti e valori, a me poi piacciono gli uomini che si schierano