SERIE A 97-98: IL MISTERO DI VOLPI E POGGI CHE SEGNA UNA GENERAZIONE

La stagione 1997-1998 è segnata da un grande mistero, che nasce e si consuma fuori dal campo: quello delle figurine introvabili di Sergio Volpi e Paolo Poggi. Sono gli anni da sogno delle Sette Sorelle, della Serie A El Dorado del Calcio. Delle file di campioni che aspettano un’occasione per venire a giocare da noi, anche nelle ‘provinciali’. C’è ancora la Lira, mentre internet è il grande assente. E fa tutta la differenza del mondo: la cultura popolare e la passione per il calcio si alimentano del passaparola e dell’enorme carico di immaginazione che serve per farlo andare veloce. Tra i più giovani, lo scambio di figurine è il momento per eccellenza in cui la fantasia crea il mito. In quegli anni, l’album Panini era un vero e proprio laboratorio sociale per la costruzione dell’immaginario calcistico collettivo e lo sviluppo del legame dei futuri tifosi con i propri colori. Ed era l’unico.

Ma nel 1997, e solo per quell’anno, le cose cambiano.

La Dolber, una sconosciuta azienda dolciaria, mette in crisi l’egemonia di Panini con un’intuizione brillante: un album tascabile e gratuito, ritirabile in ogni angolo d’Italia che avesse un piccolo spazio per dolci e caramelle (bar, edicole, oratori, supermercati), con figurine arrotolate attorno all’involucro di gomme da masticare da 100 lire.

Fu un boom clamoroso, una cascata di chewing gum e doppioni in ogni angolo del Paese. Tutti i bambini lo avevano, sempre in tasca. E oggi tutti quei bambini cresciuti, ma proprio tutti, se lo ricordano. Non per la qualità delle stampe: scadenti. Né per il sapore delle gomme: chi le ha provate lo sa. E neanche per la completezza della raccolta: 18 squadre di Serie A (com’era all’epoca) con 11 ‘titolari’ ciascuna, scelti con criteri opinabili, a tratti incomprensibili. I Millennials nati nella seconda metà degli anni ‘80 si ricordano di questa vicenda per un’insistente domanda che li accomunava: ma tu ce li hai Volpi e Poggi?

Sergio Volpi era un ruvido mediano vecchio stile del Bari di Fascetti. Paolo Poggi, insieme a Bierhoff e Amoroso, formava il tridente elettrico e prolifico dell’Udinese di quegli anni. Ma quel che importa in questa storia è che entrambi, e solo loro, sembravano davvero introvabili. Dolber prometteva ricchi premi a chi fosse riuscito nell’impresa di completare l’album: palloni e maglie della Serie A autografate. Così le vendite si impennavano, assieme all’impazienza di milioni di ragazzini, sempre con la chewing gum in bocca. E le due figurine si trasformarono in una vera e propria leggenda.

Si diffuse la convinzione che non fossero mai state stampate e che quella di Dolber fosse una truffa in piena regola. Secondo alcuni le figurine invece esistevano, ma le teneva il giornalaio sottobanco. Bisognava farselo amico. Un ragazzino del Paese accanto le aveva trovate, quindi si andava lì a comprare le chewing gum, quasi in pellegrinaggio. E lui diventava un guru delle trattative. Alcuni si ingegnavano per smarcarsi dalla sfortuna, ritagliando i volti di Volpi e Poggi da qualche rotocalco per poi sfoggiare il loro album completo. Altri appiccicavano figurine di giocatori dal volto simile sulle caselle vuote e spedivano l’album alla Dolber, nella speranza di ingannare il sistema. Altri ancora si rassegnavano e diffondevano la voce che tanto alla fine i premi della Dolber non arrivano.

Nel frattempo montava l’esasperazione dei genitori e si attivava la protesta di alcuni gruppi di consumatori. Il caso finisce sui TG e arriva fino in Parlamento, con un’interrogazione del Deputato Mauro Paissan che denuncia “un’anomala situazione relativamente alle figurine contenute negli incarti delle chewing gum del Campionato di Calcio Serie A”. Dolber, chiamata a rispondere, dimostrerà la legalità del concorso a premi nella logica della tiratura limitata, sfatando di fatto il mito delle figurine inesistenti. Ma era troppo tardi: quella storia si era già trasformata in una realtà condivisa. L’anno dopo la riedizione del mini-album fu un flop e il progetto si dissolse nel nulla, per la gioia di Panini.

A distanza di 27 anni mi sono messo sulle tracce di quell’album, entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo di un’intera generazione. Volevo sfogliarne uno, con tutte le figurine al loro posto meno quelle di Volpi e Poggi. Il mio l’ho perso, ma sono bastati pochi whatsapp per riattivare lo stesso passaparola ossessionato di allora.

È stato davvero sorprendente. La leggenda sopravvive, il ricordo non sbiadisce e con ogni persona si arricchisce di aneddoti. Alcuni lo conservano ancora quell’album, cimelio prezioso della propria storia personale e degli anni d’oro della Serie A. In poche ore ne avevo uno in mano, da sfogliare finalmente con il mio migliore amico. Ci soffermiamo sul grande Vicenza di Guidolin, che quell’anno si sarebbe giocato la storica semifinale di Coppa delle Coppe contro il Chelsea di Vialli, allenatore-giocatore. Poi vado a quel Milan di Capello, atteso da poche note liete in stagione, il primo del dopo Baresi e della fascia a Maldini.

Lì c’è il mio idolo di allora, George Weah, che l’anno prima segnò al Verona con quell’impressionante coast-to-coast, folgorandomi. E poi molto, molto altro. Comprese quelle due caselle vuote. Ci siamo fatti una risata.

Perché da quando avevamo 8 anni non abbiamo mai smesso di salutarci così: Ciao Volpi. Ehi Poggi. Il motivo era lì, tra le nostre mani. E parla del calcio nel modo più bello e potente possibile.

BIO Alessandro Scalcon: 35 anni, sociologo di formazione, senior researcher dell’Istituto SWG. Cura indagini scenariali, osservatori valoriali e sondaggi d’opinione, in particolare su giovani, innovazione, sport, lavoro e ambiente. Svolge con regolarità ricerche a supporto di iniziative di comunicazione e posizionamento strategico. Si è occupato della generazione di contenuti editoriali data-driven tra gli altri per La Gazzetta dello Sport e La Repubblica. Da sempre cuore rossonero, appena può in Curva Sud al Romeo Menti di Vicenza.

2 risposte

  1. Buonasera , io trovai la figurina di Volpi e Poggi, completai l’album grazie a quella. La maglia che scelsi era quella di Ba la numero 7, che conservo tutt’ora 😂Col senno di poi avrei dovuto scegliere quella del capitano.. 3 Paolo Maldini..forza Milan ❤️🖤

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