“TATTICA PATRIMONIALE” PER CALCIATORI DI SUCCESSO.

Il tema della pianificazione del patrimonio potrebbe sembrare lontanissimo dal mondo del calcio, poiché esso offre mediamente una carriera agonistica molto redditizia.

Stando ai più recenti dati diffusi sull’argomento, lo stipendio “medio” di un calciatore della serie a è pari a euro 1.771.313. E quindi, parlando di sportivi che guadagnano uno stipendio a cinque o sei zeri, erroneamente si ritiene che per essi non occorra una corretta strategia di pianificazione patrimoniale.

Invece è più facile di quanto si possa immaginare che i calciatori, per tutta una serie di fattori ai quali inevitabilmente sono esposti (ad esempio, la giovane età, l’elevato ammontare dei guadagni, il tempo libero a disposizione, l’inesperienza, i familiari non competenti, la mancanza di figure professionali al loro fianco, ecc.), si ritrovino a vivere in serie difficoltà finanziarie nel post carriera (che ormai inizia tra i 35 e 40 anni).

Lo sportivo professionista non deve assolutamente sottovalutare l’impatto che la fine dell’attività agonistica potrà avere in futuro sul suo stile di vita, ma soprattutto deve avere molta cura e attenzione nel presente, gestendo in maniera oculata ciò che ha guadagnato con fatica durante la carriera agonistica sui campi di calcio, perché solo se avrà adottato le giuste “strategie” in questa fase, potrà vivere ugualmente bene e senza difficoltà finanziarie nel futuro post carriera.

Detto in altri termini, il calciatore di successo, oltre ad adottare sul campo di gioco il giusto atteggiamento tattico che il suo allenatore ha studiato per vincere la singola partita, è quello che nella vita ha implementato anche una tattica “patrimoniale” per il presente e per il futuro di sé stesso e dei suoi familiari, affiancato da un professionista di fiducia che, dopo la mappatura completa dei potenziali rischi e l’individuazione delle finalità perseguite, abbia saputo individuare gli strumenti più adatti al caso concreto.

Solo in questo modo il calciatore risulterà un “vincente”, ma per esserlo dovrà rivolgersi a un professionista qualificato, in grado di comprendere le diverse dinamiche ed esigenze, nonché di coordinare un team di professionisti specializzato nella protezione, gestione e trasmissione di grandi patrimoni familiari.

Non è un caso che di tanto in tanto salga agli onori della cronaca la vicenda di un qualche sportivo che in modo del tutto “inconsapevole” ha avuto poca cura e attenzione di quanto faticosamente guadagnato in campo. Basti pensare al contenzioso riguardante gli eredi di Maradona oppure ai casi di Conte, El Shaarawy ed Evrà (solo per citarne alcuni), il cui patrimonio è purtroppo finito nelle mani sbagliate.

Al contrario di quanto si evince da tali vicende (e non mi stancherò mai di ripeterlo perché bisogna lavorare per la diffusione di una cultura patrimoniale anche nel mondo del calcio), per lo sportivo professionista, così come per tutti coloro che dispongono di un patrimonio rilevante (anche gli allenatori, ad esempio, necessitano di strategie ad hoc, sebbene possano avere necessità molto diverse da quelle di un calciatore), è assolutamente imprescindibile avere cura del proprio patrimonio e pianificare nel modo migliore per sé e per i propri familiari tutti gli aspetti finanziari, professionali e successori.

Nel precedente contributo, sempre con riferimento alla carriera agonistica di qualsiasi calciatore, mi sono soffermato soltanto su uno degli strumenti a disposizione, e cioè sul trust. In questo contributo, invece, voglio soffermarmi molto brevemente su un altro strumento, diverso dal trust, ovvero sull’intestazione fiduciaria, al fine di mettere poi in evidenza vantaggi e svantaggi di ciascuno di essi.

Come anticipato, il trust potrebbe essere uno strumento utile ai calciatori di serie a (ma anche di serie b, dove qualcuno guadagna uno stipendio comunque importante) in un’ottica di pianificazione e protezione del patrimonio (prima di tutto, da sé stessi), perché si vuole evitare che venga sperperato mantenendo uno stile di vita altissimo (ad esempio, acquistando immobili di pregio, supercar, yacht, jet privato, orologi di lusso, oppure facendo scommesse online, ecc.).

Tuttavia il trust, solo per fare qualche altro esempio, potrebbe essere utile anche a tutti gli sportivi che hanno esigenze di “privacy” e di “passaggio generazionale”. Mi riferisco all’ipotesi in cui il calciatore desidera che nessuno possa verificare che egli è titolare di un certo immobile, che possegga beni di lusso oppure voglia programmare il futuro dei propri figli (nello specifico, la futura gestione del patrimonio di famiglia, ecc.).

L’istituto del trust si rivela particolarmente utile a realizzare ciascuna delle finalità sopra indicate, in quanto consente di realizzare una vera e propria segregazione del patrimonio con caratteristiche di autonomia e riservatezza rispetto alla persona dello sportivo.

In questo caso l’obiettivo deve essere quello di creare una struttura professionale di giovane età, che, da un lato, possa comprendere le esigenze dello sportivo e, dall’altro, si adoperi al fine di tutelarlo e garantirgli una oculata pianificazione del patrimonio in ambito familiare.

L’intestazione fiduciaria di beni è uno strumento diverso dal trust, ma in grado di garantire anch’esso riservatezza allo sportivo. Il negozio fiduciario, che viene utilizzato dalle società fiduciarie nei rapporti con i fiducianti, ricalca lo schema contrattuale del mandato. Ne deriva che i soggetti fiducianti (nel nostro caso, i calciatori) rimangono i proprietari dei beni intestati, mentre le società fiduciarie operano quale soggetto affidatario dei beni.

La peculiarità di tale negozio è rappresentata dal regime di riservatezza che riesce a garantire al soggetto fiduciante, dal momento che la società fiduciaria agisce in nome proprio ma per conto altrui, e quindi non spende il nome del fiduciante (ovvero, del calciatore) nei rapporti con i soggetti terzi (vi sono tuttavia deroghe al principio di riservatezza in favore di soggetti pubblici che possono chiedere e ottenere notizie sui fiducianti).

Volendo operare una comparazione, trust e intestazione fiduciaria rappresentano strumenti giuridici molto diversi tra loro e finalizzati anche a obiettivi differenti. Da un lato, l’intestazione fiduciaria di beni consente di gestire bene il “presente” dello sportivo e ha il vantaggio di assicurare la riservatezza che questi possa desiderare (ovviamente, nulla esclude il suo utilizzo anche nel post carriera sempre a fini di riservatezza); dall’altro, il trust rappresenta uno strumento utile allo sportivo che desideri pianificare non solo il presente (come visto nel precedente contributo), ma anche il “futuro” nel medio-lungo periodo.

In definitiva, è fondamentale che il calciatore di successo, affiancato da un professionista qualificato in grado di individuare la tattica “patrimoniale” per lui vincente in funzione dello specifico caso concreto e delle sue stesse esigenze, implementi i più opportuni strumenti di pianificazione e protezione del patrimonio.

È bene che i calciatori, nel loro stesso interesse, diffidino sempre da coloro che suggeriscono soluzioni preconfezionate, senza aver prima operato una mappatura dei rischi e chiarito le finalità e le esigenze del singolo assistito. La soluzione patrimoniale più adatta al singolo calciatore è un abito che va tagliato su misura!

Bio Angelo Ginex

  • Svolge la professione di avvocato ed è dottore di ricerca in diritto tributario. Vanta significative expertise in materia di pianificazione e protezione patrimoniale, diritto tributario e diritto d’impresa. Ha conseguito la certificazione TEP Full member of STEP e Qualified Family Officer, venendo nominato Presidente Puglia di ANCP – Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali.
  • Oltre alla laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, ha nel suo background, tra gli altri, il corso di alta formazione in “Protezione, gestione e trasmissione dei patrimoni familiari” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con STEP, il master in “Family Office” di AIFO, il master in “Diritto tributario” de Il Sole 24 Ore e il master in “Diritto d’impresa” dell’Università Luiss Guido Carli.
  • Da tempo affianca all’attività professionale un impegno costante in ambito accademico e formativo, partecipando in qualità di docente a master e seminari organizzati dalle principali scuole di formazione presenti in Italia. È autore di opere monografiche e abituale contributor di quotidiani e riviste giuridiche sui temi della fiscalità, della protezione patrimoniale e del diritto dei trust.
  • Aiuta le famiglie italiane e internazionali a gestire, controllare e proteggere i patrimoni rilevanti e complessi, coniugando asset reali, finanziari e intangibili in un modello integrato e sostenibile.

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