SPORTIVI E TRUST: UNA SQUADRA VINCENTE.

“Se vuoi essere ricco, pensa a risparmiare così come pensi a guadagnare”. Tradotta, questa è una citazione di Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense vissuto nel 1700, considerato uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America.

Da tale massima possiamo ricavare un messaggio molto importante in tema di finanza personale e di rapporto tra le nostre scelte e il denaro. Le abitudini finanziarie, i modelli di spesa, il risparmio, le decisioni in ambito lavorativo, le scelte di investimento patrimoniale, sono tutti elementi che contribuiscono al nostro status finanziario.

Ciò significa che è molto importante prendere decisioni finanziarie sagge e responsabili nel presente, al fine di garantire a sé stessi e ai propri cari un futuro finanziario migliore. Le azioni quotidiane hanno un impatto diretto sul nostro benessere finanziario in futuro. Facendo scelte intelligenti, come risparmiare di più, investire saggiamente ed evitare debiti inutili, possiamo migliorare le nostre prospettive finanziarie per il futuro.

Oggi, nell’era del consumismo sfrenato, in cui tutto è a portata di mano con un semplice click sul cellulare, la citazione di Benjamin Franklin appare più attuale che mai. A prima vista, però, la sua citazione non sembrerebbe avere molto a che fare con gli sportivi di successo, i quali, come sappiamo, possono arrivare a guadagnare anche cifre astronomiche e, quindi, permettersi tranquillamente spese illimitate.

Tuttavia l’errore è proprio qui, perché la realtà è sempre più complessa di come la immaginiamo. E non è un caso, infatti, che la percentuale di sportivi in difficoltà finanziarie a fine carriera sia così elevato.

Se lo sportivo di successo (ma il discorso assume la medesima rilevanza per chi guadagna meno), e primo fra tutti il calciatore, strapagato o no che sia, dovesse lasciarsi travolgere da comportamenti orientati all’extralusso sulla spinta del fiume di denaro che scorre impetuoso nelle sue tasche, è molto probabile che si ritroverà ad essere il protagonista di un film già visto e rivisto.

E allora, ancora una volta, occorre sottolineare quanto sia importante pianificare nel modo migliore per sé e per i propri familiari anche la vita extracalcistica, sia durante la carriera agonistica che nel post carriera, in modo da non farsi trovare impreparati dinanzi ad eventuali imprevisti.

Focalizzando l’attenzione sulla gestione patrimoniale durante la carriera agonistica, si potrebbe, ad esempio, fare ricorso ad uno strumento particolarmente utile da questo punto di vista come il trust. Si tratta di una soluzione che consente al calciatore, in un solo colpo, di raggiungere gli obiettivi di pianificazione e protezione patrimoniale, privacy e, se del caso, programmazione del passaggio generazionale.

Tale istituto, infatti, può essere strutturato con l’intento di evitare la disponibilità illimitata dei guadagni realizzati, destinando al risparmio una parte importante degli stessi. Stabilire quale sia la percentuale più congrua da accantonare a riserva dipende da una serie di fattori, quali l’età dello sportivo, l’ammontare dei guadagni, il tenore di vita da mantenere, il numero di membri della famiglia, ecc.

Pertanto, di volta in volta, è necessario operare un’analisi personalizzata. Ad ogni buon conto, nel caso specifico di chi guadagna circa 2 milioni di euro all’anno, si potrebbe vivere anche con il 20 per cento dello stipendio e mettere in cassaforte la restante parte (tale soluzione è già stata implementata in più occasioni e si è rivelata una scelta assolutamente vincente per molti sportivi di successo).

Così facendo, si raggiunge anche l’obiettivo di proteggere il patrimonio, in quanto, alla luce di quanto sopra evidenziato, quest’ultimo deve essere protetto, prima di tutto, proprio dallo stesso calciatore e da possibili comportamenti orientati all’extralusso, o, peggio ancora, di dipendenza dal gioco d’azzardo (vedi, ad esempio, le scommesse online, ecc.).

Ma non solo. Il trust, realizzando una vera e propria segregazione del patrimonio, permette di vedere assicurata la propria privacy e di godere di assoluta autonomia e riservatezza nei confronti dei terzi.

In particolare i terzi, pur facendo verifiche e controlli rispetto alla persona dello sportivo, non potranno ottenere informazioni circa la titolarità di immobili, disponibilità liquide, partecipazioni societarie, ecc. In questo modo si evita, tra le altre cose, che lo sportivo sia avvicinato dall’amico dell’amico che intende proporgli l’affare della vita.

Poi, volendo spingersi ancora oltre nel tempo della programmazione, il trust si rivela utilissimo anche in un’ottica di pianificazione del futuro passaggio generazionale, circostanza nella quale lo sportivo mostra la massima cura e attenzione anche nei confronti dei propri familiari.

L’esperienza professionale mi ha insegnato che per nessuno (sia esso calciatore o imprenditore) è facile comprendere tutti i vantaggi che lo strumento trust è in grado di offrire, ma, una volta che ciò accade, si riescono a mettere in campo strategie importanti, arrivando a realizzare esigenze complesse.

Nel caso specifico dei calciatori, poi, l’obiettivo dovrebbe essere quello di creare una struttura professionale di giovane età, che, da un lato, possa intercettare e comprendere le esigenze di uno sportivo di 20/35 anni e, dall’altro, si adoperi al fine di tutelarlo nel miglior modo possibile e garantirgli un’oculata pianificazione del patrimonio in ambito familiare.

Ancora una volta, il soggetto professionale che amministra il trust (c.d. trustee), andrà ad affiancare i familiari e gli agenti dei calciatori, affinché la squadra di professionisti che lo circonda, possa tutelare la sua posizione a 360 gradi, non solo sotto il profilo prettamente sportivo, ma anche in relazione al patrimonio che tanta dedizione e passione gli ha permesso di realizzare.

Gli sportivi che, negli anni passati, hanno messo in campo tali strategie facendo ricorso al trust, che, è bene sottolinearlo, è soltanto uno dei tanti strumenti a disposizione, e oggi, a carriera finita, con una responsabilità e maturità diversa beneficiano dei vantaggi che il trust ha saputo assicurare loro, si dicono particolarmente soddisfatti della scelta fatta, finendo inevitabilmente per paragonarsi a chi tali scelte non le ha fatte e oggi vive una situazione non proprio rosea.

In definitiva, appare imprescindibile un cambiamento culturale che investa anche il mondo degli sportivi, talvolta diffidenti nel ricercare soluzioni professionali per la cura del patrimonio personale, ma pronti ad affidarsi con leggerezza ai familiari o ai manager che li rappresentano, oppure, ancora peggio, a farsi consigliare dagli amici degli amici, soggetti tutti che per forza di cose, quasi sempre, non hanno le competenze necessarie per amministrare patrimoni complessi.

Bio Angelo Ginex

  • Svolge la professione di avvocato ed è dottore di ricerca in diritto tributario. Vanta significative expertise in materia di pianificazione e protezione patrimoniale, diritto tributario e diritto d’impresa. Ha conseguito la certificazione TEP Full member of STEP e Qualified Family Officer, venendo nominato Presidente Puglia di ANCP – Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali.
  • Oltre alla laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, ha nel suo background, tra gli altri, il corso di alta formazione in “Protezione, gestione e trasmissione dei patrimoni familiari” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con STEP, il master in “Family Office” di AIFO, il master in “Diritto tributario” de Il Sole 24 Ore e il master in “Diritto d’impresa” dell’Università Luiss Guido Carli.
  • Da tempo affianca all’attività professionale un impegno costante in ambito accademico e formativo, partecipando in qualità di docente a master e seminari organizzati dalle principali scuole di formazione presenti in Italia. È autore di opere monografiche e abituale contributor di quotidiani e riviste giuridiche sui temi della fiscalità, della protezione patrimoniale e del diritto dei trust.
  • Aiuta le famiglie italiane e internazionali a gestire, controllare e proteggere i patrimoni rilevanti e complessi, coniugando asset reali, finanziari e intangibili in un modello integrato e sostenibile.

5 risposte

  1. Congratulazioni per analisi approfondita e piena di interessanti spunti da approfondire con molte persone in questa situazione.

    1. Curare in modo professionale beni e patrimonio significa pensare al futuro di sé stessi e dei propri familiari. Per farlo occorre avere professionisti seri di riferimento. Grazie delle preziose indicazioni

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