IL SOGNO DI VITTORIO, IL SOGNO DI OGNI BAMBINO.

Correva l’anno 2004 e iniziò il sogno.

Ogni bambino ha un sogno e il mio era quello di correre dietro a un pallone in un campo grande e verde come vedevo fare in tv dai grandi campioni.

Inizio a giocare nella squadra del mio paese, Cornedo, in provincia di Vicenza, con bambini come me che ora sono amici e che sono i primi che stanno al mio fianco.

Giocavo e mi divertivo con loro in quegli anni come faccio oggi.

Passano gli anni e inizio piano piano a spostarmi di qualche chilometro.

Iniziano i cosiddetti “provini”, diversi paesi e città: Montecchio, Bassano, Vicenza, Padova, Verona, Milano.. le rappresentative, i tornei.

Giunge il momento dei viaggi a Milano, una volta al mese per allenarmi, con ragazzi della mia età. Senza i sacrifici dei miei genitori non sarebbe mai stata possibile.

A 10 anni c’è il primo cambio.

Inizio a giocare a Verona, nonostante ci fossero altre società interessate più vicine. Iniziano altri ‘sacrifici’, uscivo da scuola mangiavo veloce un panino e subito c’era il pulmino che passava a prendermi per andare a fare allenamento. Tornavo a casa verso le 20.00, e i compiti e lo studio? Se riuscivo facevo qualcosa in pulmino, se no, posata la borsa, mangiavo e studiavo.

Rimango nel capoluogo scaligero per 3 anni. Conosco nuovi amici, con i quali ho legato molto e che, tutt’oggi, fino a pochi mesi fa mi ritrovavo ad affrontare in alcuni campi e stadi.

Altro cambio: Vado a Milano. Credevo fosse tutto stupendo, come lo sognavo da piccolo, invece..

Inizia il ritiro. Dopo qualche giorno mi faccio male e sono costretto ad uno stop di tre mesi. È il primo momento di crisi. Non volevo più stare a Milano, non volevo più stare al Milan!

È il primo anno lontano da casa, persone che non conoscevo e, soprattutto, anche vivendo insieme a qualcuno (tutti i ragazzi che venivano da fuori regione stavano in convitto) non riuscivo a legare molto non potendo giocare con loro.

In questo periodo, a causa dell’infortunio, non stavo con i ragazzi della mia età. Dopo l’uscita da scuola tornavo in convitto, mangiavo e partivo con la squadra “Primavera” per andare a Milanello a fare le terapie.

Vedevo i giocatori della prima squadra e mi sembrava di sognare. Kakà, Balotelli, El Shaarawy..

Passano i mesi e a Dicembre riesco finalmente a fare la prima partita, a Como. Piano piano riuscii a prendermi un po’ di spazio e a giocare.

Conosco bene i miei compagni, creiamo legami, legami che durano nel tempo: ci seguiamo tutt’ora nelle nostre carriere. Io ero in camera con Simone (Cantelli) e Tommaso(Pobega). Il primo di Ferrara e il secondo di Trieste.

Ci divertivamo, giocavamo, studiavamo, grazie ai tutor che ci davano una grande mano, e ogni tanto facevamo qualche casino!

Ogni tanto la sera, quando possibile, uscivamo a farci qualche giro ma avevamo degli orari di rientro e dovevamo stare attenti e rispettarli altrimenti arrivavano richiami e “punizioni” da parte dei tutor.

Il campionato comincia bene, arriviamo ai playoff e riusciamo ad andare a Chianciano a giocare le final four. Comincio a prendermi diverse soddisfazioni.

Quell’anno perdiamo la semifinale scudetto contro la Roma di Scamacca che segnò a Gigio (Donnarumma). Roma che poi vinse il titolo di categoria.

Eccoci al secondo anno.

Inizio bene e arriva la prima chiamata in Nazionale. Uno stage. Un torneo di Natale a Coverciano con altri ragazzi provenienti da tutte le squadre di Italia.

C’è la prima “doppia amichevole” a Catanzaro. Si gioca contro il Belgio.

Vinciamo la prima e perdiamo la seconda. Di loro fece goal Evenepoel, che oggi corre il giro d’Italia!

In quelle partite feci bene e mister Zoratto mi portò con i ‘99 (l’under 16). Feci tutti l’anno con loro. Giocammo contro Germania, Olanda, Portogallo, Francia, Danimarca. Fu un’esperienza bellissima e anche li conobbi ragazzi che oggi giocano ai massimi livelli.

Anche quell’anno perdemmo la semifinale scudetto, contro il Parma.

Il terzo anno fu un anno un po’ particolare.

Partii bene in ritiro con la squadra e feci due doppie amichevoli in Nazionale contro Bulgaria e Svizzera e proprio in Svizzera mi infortunai. Uno stop di due mesi e mezzo. Rientro poco prima di Natale.

Non ero in forma, avevo qualche chilo di troppo e non riuscivo a rendere come prima. Me ne resi conto e andai in crisi. Capivo di non riuscire più a giocare come prima. Tornai in Nazionale ma anche lì fu complicato, difficile. Giocammo contro Inghilterra Norvegia, Serbia, Germania, Olanda e Danimarca.

Riuscii comunque a prendermi una bella soddisfazione. Vincemmo un torneo in Olanda contro i padroni di casa, la Francia e la Danimarca. segnai anche un gol agli olandesi. Mi ricordo quella partita per un episodio che oggi ricordiamo ridendoci sopra: mio papà era venuto alla partita e, nell’esultare, io andai verso di lui (quando può è sempre dietro la porta) e, festeggiando, i miei compagni ci travolsero in un bellissimo abbraccio…papà perse il biglietto per tornare a casa!

Quell’anno con il Milan invece uscimmo ai playoff perdendo con il Bologna.

Arriva il quarto anno. Allievi nazionali. Eravamo una bella squadra, disputammo una stagione positiva e per me fu la migliore nonostante qualche “bastonata”: quell’anno si giocava l’Europeo under 17, fui convocato per il pre raduno di 26 giocatori ma non rientrai nella lista definitiva dei 20 convocati.

Ricordo momenti belli come il primo allenamento in prima squadra e il titolo di capocannoniere della categoria con 23 gol ma uscimmo un po’ inaspettatamente ai playoff contro il Sassuolo.

Arriva l’estate, quinto anno.. ero a Milano Marittima con alcuni amici e mi arrivò una chiamata. Il giorno seguente sarei dovuto essere a Milanello per fare il ritiro con la prima squadra.

C’era mister Montella che chiamò alcuni ragazzi per il ritiro.

Dopo il ritiro andai con la Primavera per il nostro ritiro. Come allenatore c’era una figura importantissima della storia del Milan, Gattuso.

Con lui, nonostante giocai poco, imparai molto. Ci trattava come giocatori della prima squadra.

Quell’anno feci un torneo di Natale con la Nazionale ma poi, tornato a Milano, giocai poco. Mister Gattuso passò con la prima squadra sostituendo l’esonerato Vincenzo Montella e noi arrivammo fino alla finale di coppa Italia che perdemmo con il Torino.

L’anno seguente, il sesto, a gennaio andai in prestito al Verona e tornavo ogni settimana a Milano per finire la scuola.

Era arrivato il momento di andare con i “grandi”, con le prime squadre. Vado a Rende, alla Virtus Bergamo, a Fano, a San Luca, a Foggia dove trovo un maestro come Zeman. Successivamente vado a Carpi.

All’inizio di questa stagione, dopo 10 anni lontano da casa, decido di fermarmi un po’ e giocare nel mio paese. Capisco subito che non è il percorso giusto per me così, a gennaio, cambio squadra.

Vado a giocare nel Glacis United club di serie A in Gibilterra, squadra che avevo rifiutato a luglio per rimenere a casa.

Sinceramente all’inizio ero un po’ titubante perché non avevo proprio la minima idea di come fosse il campionato, quale fosse il livello, come potesse essere l’organizzazione, ecc..ecc…

Mi trovo bene, in questi mesi vivo vicino a Marbella, ci alleniamo a volte in Spagna altre in Gibilterra, in strutture nuove e avanzate. In squadra ci sono ragazzi stranieri: tedeschi, olandesi, inglesi, spagnoli, americani e italiani.

Ed è proprio con due ragazzi italiani che divido un appartamento, uno sardo e uno calabrese.

Giochiamo nella Football League, la principale e unica competizione calcistica di Gibilterra e, nonostante qualche momento di difficoltà, dovuto anche al fatto che molti miei compagni fossero alla prima esperienza lontano da casa, riusciamo a terminare il campionato al sesto posto.

La stagione è terminata e ancora non so dove potrò andare a giocare ma sicuramente quest’ultima esperienza è stata molto formativa per me e mi ha fatto capire che ora sono disposto ad andare ovunque per giocare, cosa che prima non ero disposto ad accettare.

Come dicevo non so dove potrà portarmi il futuro. Se avessi la possibilità mi piacerebbe tanto avere altre esperienze all’estero, giocare in altre nazioni, vivere la loro cultura, generale e calcistica . Capire come la gente vive il calcio al di fuori dell’Italia.

Penso che per un giovane sia molto formativo giocare con continuità anche in Paesi esteri meno conosciuti dell’Italia, sia per continuare una formazione calcistica, sia per una formazione culturale e di vita.

Mi sono iscritto all’Università e spero di riuscire a far bene entrambe le cose…voglio ancora provare a realizzare il mio sogno.

Ringrazio di cuore Filippo per avermi dato la possibilità di raccontare la mia storia e per l’umiltà che ha sempre avuto con noi ragazzi quando era al Milan e che dimostra tuttora.

BIO: Vittorio Vigolo è un calciatore italiano professionista, ruolo attaccante, nato a Valdagno (VICENZA) il 6 gennaio 2000. Trasferitosi nel settore giovanile di A.C. Milan all’età di 14 anni è arrivato a giocare nella categoria Primavera con la maglia rossonera. Oggi milita nel Glacis United, club di Gibilterra.

2 risposte

  1. Non conosco Vittorio ma sicuramente un esempio di straordinaria normalità, tenacia, passione, sogni da realizzare, spazi da esplorare.
    Buona vita Vittorio.

  2. Conosco Vittorio da qualche anno, lavoravo (mi divertivo) al convitto con lui e tutti gli altri ragazzi, è un ragazzo speciale sempre educato e con i piedi per terra, lo seguo tutt’ora, anche se a distanza e spero che possa realizzare il suo sogno perché non ha mai mollato, perché I sacrificio che ha fatto sono tanti e soprattutto perché lo merito.
    Vitto, non smettere di sognare!
    Lorenzo

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