QATAR 2022-IL MONDIALE DELLE SORPRESE: TOP & FLOP

Il Mondiale appena trascorso in Qatar ha offerto uno spettacolo calcistico autunnale senza precedenti. Nonostante le numerose polemiche e controversie nell’organizzazione di quest’evento, la magia del calcio è riuscita ad oscurare (almeno temporaneamente) gli immorali aspetti sociopolitici della kermesse qatariota.

Nel prosieguo dell’articolo andremo ad analizzare, in prima battuta, le nazionali che hanno avuto un rendimento migliore rispetto ai pronostici. Successivamente, passeremo a coloro che invece hanno tradito le aspettative dei bookmakers.

Meritano una categoria a parte Argentina e Francia: le due finaliste, giunte allo scontro decisivo, non possono che meritare complimenti e applausi per il percorso intrapreso, specie l’Albiceleste. L’Argentina corona finalmente il sogno di Lionel Messi (o viceversa?). Alla Francia, invece, non basta Kylian Mbappé: un predestinato, 12 gol in appena 2 edizioni del Mondiale, entrambe disputate sino alla finale.

L’organico transalpino (sulla carta più forte) in finale non è riuscito ad esprimersi in altro modo se non attraverso la stella del PSG, divenuto capocannoniere grazie alla tripletta messa a segno. Alla delusione francese, si contrappone la gioia sudamericana. Una gran prova di squadra, specie nei primi 45’. Messi e compagni riportano l’Argentina sul tetto del mondo dopo 36 anni: spetta a loro la gloria. Pensare che all’esordio ebbe la meglio l’Arabia Saudita fa capire quanto tortuoso sia stato il loro cammino.

I TOP:

Finaliste a parte, doverose le menzioni a Croazia e Marocco. Per i croati, la vittoria sui marocchini nella “finalina” rappresenta il terzo podio in 6 partecipazioni ai Mondiali. Un sistema calcistico, quello croato, da cui si dovrebbe prendere esempio. Ricordiamo che la Croazia conta 4 milioni di abitanti: dato pressappoco equivalente alla provincia di Roma.

Il gioco della Croazia è stato contraddistinto (così come quello del Marocco) da una spiccata fase difensiva e dalle ripartenze orchestrate attraverso la qualità dei singoli. Se, da un lato, il Marocco può ritenersi contento per aver vinto il girone ed aver scritto la storia del calcio africano approdando in semifinale; dall’altro lato, la Croazia (2° nello stesso girone) può ritenersi soddisfatta di aver portato a casa la medaglia di bronzo. A favore del giudizio espresso sulla tipologia di gioco di ambe le squadre, è giusto sottolineare come lo scontro ai gironi tra le due fazioni sia terminato a reti bianche.

Tra le selezioni che hanno superato le aspettative troviamo una buona Olanda, accompagnata dal talento dei propri giovani, Gakpo su tutti. A fermare gli Orange è stata solo la lotteria dei rigori, persa contro l’Argentina ai quarti di finale, merito di un super Emiliano Martinez (eletto miglior portiere del torneo, decisivo dall’inizio alla fine).

A questa lista si iscrivono anche le corazzate asiatiche di Giappone e Corea del Sud. I nipponici hanno dominato il proprio girone, piazzandosi sopra la Spagna ed estromettendo Germania e Costa Rica dalla fase ad eliminazione diretta; mentre, i coreani, hanno strappato un pass per gli ottavi di finale ai danni di Uruguay e Ghana. Tuttavia, gli ottavi, sono risultati fatali per entrambe: rispettivamente eliminate da Croazia e Brasile.

Anche le prestazioni dell’Australia non sono passate inosservate: 6 punti nel girone della Francia (pari punti con i transalpini ma secondi nel girone). La suddetta combinazione ha portato i Socceroos a sfidare l’Argentina nella fase ad eliminazione diretta: scontro perso di misura per 2-1. In questa occasione, ancora una volta, a tenere in vita l’Argentina è stato il portiere dell’Aston Villa Emiliano Martinez.

I FLOP:

In una competizione dove vi è un unico vincitore è fin troppo semplice individuare chi ha messo in scena delle prestazioni al di sotto delle aspettative. Basterebbe un rapido sguardo ai risultati per trarre delle conclusioni, ma la vera domanda è: perché? Quali sono le cause?

Una delle tante eliminazioni che hanno destato stupore è stata quella del Belgio ai gironi. La squadra di Roberto Martinez non ha brillato come ci si aspettasse, molte le imprecisioni. Ciò che grava in particolar modo su questo epilogo, probabilmente, sono gli errori di Romelu Lukaku in occasione del match contro la Croazia. Ma, più in generale, le colpe potrebbero essere imputate all’intero reparto offensivo belga, che ha messo a segno un solo gol in 3 partite disputate.

Al pari del Belgio, anche la Germania: decisiva la sconfitta in rimonta subita contro il Giappone nella gara d’esordio. Così come nel 2018, i tedeschi hanno abbandonato la competizione ai gironi. Ci si aspettava decisamente di più da loro.

Anche Portogallo e Spagna hanno deluso, complice uno straordinario e ordinato Marocco: solido e compatto. Le compagini iberiche nulla hanno potuto difronte alla formazione di Regragui. Ci hanno provato i vari Leao, Cristiano Ronaldo, Pedri, Gavi… ma niente di fatto: dietrofront ed ogni attacco rispedito al mittente.

Il Brasile, tra le nazioni più quotate per la vittoria al titolo, ha dovuto arrendersi ad una cinica Croazia. Troppo superficiali i verdeoro ai quarti di finale. Sul punteggio di 1-0, la loro concentrazione sembrava ormai essere svanita e sono finiti in balia dei ragazzi allenati da Dalic. Un disastro sportivo, considerando la qualità dei singoli e le aspettative riposte su di essi.

Discorso simile per Serbia ed Uruguay, ambe le squadre eliminate ai gironi. Parecchi giocatori di qualità hanno terminato prematuramente la loro avventura qatariota, disputando solo 3 partite. Questa è la controprova di come, in una competizione così ambita, la nomea ed il vissuto sportivo conti relativamente poco. Non ci si può permettere cali di concentrazione né tantomeno momenti di riposo in campo. Basta una scintilla per cambiare le sorti del proprio destino e alterare l’entusiasmo di un popolo intero. I continui ribaltamenti di fronte, i risultati rocamboleschi e le emozioni che questo Mondiale ha conferito sono un perfetto assaggio di quello che può offrire uno sport come il calcio.

Ultimo tra i flop va inserito il Qatar. La squadra ospitante, preparatasi con mesi e mesi di anticipo a questo evento, ha collezionato un filotto di tre sconfitte, incassando 7 reti complessive. Sul piano tattico sono apparsi disorganizzati ed impacciati: performance non da Mondiale. D’altronde, il Qatar, non è un paese che vive di calcio ma che il calcio lo ha “comprato”, investendo nella costruzione di 8 impianti sportivi, di cui uno smantellabile. Non è un caso che, coerentemente con quanto appena affermato, quasi tutti gli stadi eretti in occasione del Mondiale saranno adibiti a svolgere funzioni tutt’altro che sportive: ospedali, centri commerciali, hotel… riciclaggio di strutture il cui interesse principale non è mai stato lo sport ma il business che c’è dietro.

Luca Lazzaro è nato e vive a Catania, siciliano classe 1998. Diplomatosi al Liceo Linguistico, prosegue gli studi all’Università di Catania divenendo Dottore in Scienze e Lingue per la comunicazione. Tra le sue passioni, oltre il mondo del pallone, troviamo le moto. Il mondo del giornalismo lo affascina: è per tale ragione che ama scrivere e raccontare storie. Da qui nascono le collaborazioni con Talent Scout e Voci di Città, due realtà differenti che, in sinergia, lo hanno formato professionalmente. L’ambizione più grande? Fare della sua passione un lavoro a tempo pieno.

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