INTRODUZIONE ALLA COMPLESSITÀ.

Caterina Gozzoli

Coordinatrice del Dottorato internazionale in scienze dell’esercizio fisico

e dello sport.

Direttrice del Master sport e intervento sociale.

Professoressa Facolta’ di Psicologia Universita’ Cattolica.

Guardando il mondo in cui viviamo sorprende la varietà , la ricchezza , il movimento incessante e il mutare delle cose. Così per me é anche il calcio. Perché dovrebbe essere altro se fa parte di questo mondo? 

Per conoscerlo e interagire possiamo avvicinarci con uno sguardo che lo semplifica , lo scompone in elementi più prendibili è così più governabili e controllabili. Oppure possiamo avvicinarci con uno sguardo più coerente che ci invita a coglierne la ricchezza e la variabilità. 

I diversi elementi possibili , il dialogo tra loro e fare ipotesi concrete che ci guidano via via …poco uguali alla volta prima. 

Un pensiero e linguaggio più volto al controllo e prevedibilità da un lato , un pensiero più volto alla comprensione profonda, ai sentimenti e al ri -cercare letture ed interventi contestuali dall’altro. 

Il primo monoculare il secondo pluridimensionale . 

Io prediligo quest’ultimo .. uno sguardo complesso poiché coerente alla naturale complessità del reale .. poiché prova ad abbracciare e comprendere i diversi elementi ed il loro intreccio. 

Complesso poiché concepisce il soggetto parte della realtà (e non esterno ad essa ) e la conoscenza qualcosa che si genera nella relazione : tra noi e gli altri; tra noi e il gioco ; tra noi e il contesto … 

assumendo sempre un carattere situato , ancorato al contesto concreto .

Domenico Gualtieri

Sport Scientist, Metodologo, Formatore,

Preparatore Atletico, Allenatore,

Docente Universita’ Statale di Milano

Il semplice calcio complesso

Semplice complessità del calcio. Un ossimoro? 

Il mondo reale è un guazzabuglio di complessità strabiliante e di incommensurabile fascino. Perfino il mondo inanimato e inorganico delle rocce e delle pietre, dei fiumi e dell’oceano, dell’aria e del vento è un prodigio sconfinato. Se a tutto ciò si aggiunge l’ingrediente della vita, il prodigio si moltiplica quasi al di là dell’immaginazione. (Peter Atkins).

Pochi semplici elementi chimici che generano, nelle loro quasi infinite combinazioni, un mondo così complesso, che nessuno mai riesce a tenere dentro nemmeno la propria immaginazione. 

Come le poche lettere che composte in molte parole generano l’universo della letteratura, o pochi colori che generano l’arcobaleno della pittura.

Così a volte ho raccontato di come ogni gesto motorio dell’uomo, come ad esempio il “semplice” calciare una palla ferma, sia un qualcosa di difficilmente richiudibile dentro la nostra comprensione razionale: “372 muscoli scheletrici che si contraggono in modo sinergico o antagonistico, con infinite varianti di attivazione nel timing e nell’intensità, in una catena cinetica impossibile da contenere, nell’unico pensiero razionale che tenti di comprende o capire.  Sistemi fisiologici che si attivano con le loro non numerabili varianti biochimiche.  Pensieri ed emozioni che cambiano il volto del gesto motorio, come il sorriso o lo sguardo cambiano il senso di una qualsiasi frase detta di fronte ad un amico, ed infine, se in quel giorno di sole, di fronte ad uno stadio brulicante di gente in fervida attesa, se in quel giorno fatidico ed in quell’attimo cruciale…, ci fosse vento?”

“Ah, se fosse così semplice comprendere una catena…”, 23 agosto 1989; poco meno di 700 km.

 E’una distanza quasi incomprensibile da coprire, certo di gente ce n’era, forse o circa 2.000.000 di persone. Si dettero la mano e, semplicemente, anche se quasi tutti con il capo chino per la paura di farsi riconoscere, formarono la Catena Baltica ed unirono Tallinn, Riga e Vilnius in un’unica complessa voce che raccontava come l’animo ed il “fare” umano, in ogni piccola o grande cosa, sia così difficile da contenere, imbrigliare, costringere.

Certo c’è chi dice che la complessità si può ridurre, descrivere, semplificare, cercando, trovando, definendo, leggi generali. Le leggi dei “fenomeni”, appunto. Poi, ad un certo punto, ti accorgi che persino il tempo e lo spazio, “che sono i principi di gioco no?”, tempo spazio e condizione numerica!  Ecco, ti accorgi, che accade l’impensabile, o meglio era già stato pensato quasi 100 anni prima, in realtà, da un piccolo omino con occhiali e capelli scompigliati.  11 febbraio 2016 scoperta sperimentale delle onde gravitazionali e delle increspature nel tessuto spazio/tempo.  Tempo e spazio diventano fenomeni relativi.

Perché questo è il nostro mondo, la nostra vita.  Il gioco è così.  Il calcio è così. Mille attimi come questo, mille complessità indescrivibili, intersecate tra 22 giocatori e tutti gli altri che gli sono intorno. Non richiudibili nella mente di nessuno di noi.  E se vuoi, vai a declamare che in questa infinita complessità “il calcio l’è semplice….” (Cit.), ma ci sarà sempre il vento. Ed il vento sposta i palloni e porta via i sogni di cattivi pensieri… (forse un altro ossimoro anche questo?).

23/8/89, 11/2/16, 25/11/20, 22/6/86, 11/7/82, 04/12/11… (giorni, di vita i primi due e di calcio gli altri quattro, se vorrai da scoprire) attimi, intersecati in una storia semplice ma stracolma di complessità.

Semplicecalciocomplesso così detto in una sola parola (cit. anche se di una parola differente) in un ossimoro che nel suo essere contrapposto è la metafora della semplice complessità.

Edgardo Zanoli

Metodologo, Formatore, Allenatore Uefa B,

Docente del Master in sport e intervento psicosociale

Universita’ Cattolica di Milano e Brescia

“È futile fare con più mezzi ciò che si può fare con meno”

(Guglielmo di Occam XIV secolo)

Approcciare la complessità nel calcio si traduce nel riconoscere la completezza del “gioco”, inteso come globalità del fenomeno sociale calcio.

Il “gioco” inteso in questi termini assume il significato di complessità, che non necessita di essere complicata (sovrastrutturata) né tanto meno banalizzata (scomposta).

Vivere la complessità presuppone lo sviluppo della competenza del “saper stare dentro” il processo, competenza che necessita la complessificazione dello sguardo per permettere la scelta più semplice possibile. Senza complessificazione riduco o addirittura annullo la scelta.

La complessità come semplice presa di coscienza del “reale” diventa normalità, modo di “stare al mondo”, niente che ci faccia paura, nulla che ci faccia temere di non comprendere.

LA COMPLESSITÀ NON SI SPIEGA, NON SI CLASSIFICA, NON SI PREDETERMINA….SI VIVE.

3 Responses

  1. personalmente è tutto molto chiaro .
    mi sono avvicinato qualche anno fà alla comprensione della complessità , soprattutto in funzione del gioco calcio .
    prima D’arrigo , poi Galli e Albertini mi hanno permesso e mi permettono di andare sempre più a fondo sul tema .
    Pasini per ultimo mi ha permesso di conoscere meglio l’apprendimento motorio .
    grazie a tutti voi per ciò che fate .

  2. …Le date che vengono riportate “spaziano” tra eventi sociali “concatenati”a sportivi tra campioni del mondo in anni difficili e mani di D10s ribelli cosi come un Dottore atipico nel mondo della pelota? Tutto relativo…tutto a suo “tempo”…

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