Ci sono esordi che valgono una carriera. Altri, come quello di Marco Ballini con la nazionale thailandese, valgono qualcosa di più: un’identità, una famiglia, un sogno custodito a lungo.
Marco è nato a Bologna, cresciuto tra i campi del Cesena e dell’Alfonsine, educato alla scuola italiana dei difensori. Quella scuola che ti insegna il posizionamento prima del contrasto, il sacrificio prima dell’applauso. Ma la sua storia, come quelle più belle, ha una traiettoria non lineare.
Figlio di padre italiano e madre thailandese, Marco ha scelto di abbracciare le sue radici asiatiche con coraggio e umiltà. Quando molti sognano l’Europa, lui ha preso l’aereo al contrario. È volato in Thailandia, non solo per giocare, ma per capire chi fosse davvero.
«Ogni inverno andavo in vacanza in Thailandia con i miei e con amici di famiglia. Forse sei o sette volte, da piccolo. È sempre stato un posto speciale per me.»
Dopo un periodo in cui giocava gratis all’Alfonsine, arriva una telefonata che gli cambia la vita: «Il mio attuale procuratore mi ha chiesto se fossi interessato alla Thailandia, essendo metà thai. Non ci ho pensato troppo: ho deciso di provarci.»
In un calcio diverso, con ritmi, valori e pressioni differenti, ha saputo mettersi in gioco. «È un calcio molto offensivo, basato sul possesso palla. In Italia era tutto catenaccio e palla lunga. Per me, come difensore, è stato più difficile: c’è poca tattica negli allenamenti e devi adattarti in fretta.»
Ma Marco ha fatto quello che fanno i professionisti veri: ha ascoltato, imparato, lavorato in silenzio. E alla fine, è arrivata la chiamata tanto attesa.
«Era nell’aria. Sono carico. Non vedo l’ora che inizi il ritiro.»
Non è solo una convocazione. È la risposta a una chiamata interiore. È l’incontro tra due mondi. È la dimostrazione che le radici non si scelgono, si onorano.
Ti aspettavi la convocazione?
«In parte sì. Era da un po’ che si parlava di me. Ma la felicità è stata enorme comunque.»
Chi è più felice tra i tuoi genitori?
«Mia mamma, sicuramente. Anche se purtroppo non potranno essere allo stadio: non hanno tempo per venire.»
Quella di Marco è anche la prova che il calcio sano esiste ancora. Senza scorciatoie, senza “spinte” o soldi, senza illusioni costruite a tavolino. Solo passione, sacrifici e la voglia di non mollare. Da una piccola realtà come l’Alfonsine, dove giocava gratis, fino alla nazionale. Un percorso pulito, sincero. Raro.
In un calcio sempre più globale, dove le storie personali si intrecciano con quelle sportive, Ballini è il simbolo di una nuova generazione di atleti: cittadini del mondo, ma con il cuore ancorato ai legami più profondi.
Per i giovani che si sentono “a metà”, per quelli che faticano a trovare il loro posto, Marco è una luce gentile: si può essere tutto ciò che si è, senza rinunciare a nulla. Si può scegliere con amore. E si può vincere, anche senza essere sotto i riflettori più forti.
👉 Hai una storia simile o conosci qualcuno che sogna in silenzio, lontano dai riflettori? Raccontacelo. Se sei un giovane calciatore e a volte ti senti fuori posto, ricordati: non devi scegliere chi essere. Puoi essere tutto. Proprio come Marco.
Il suo esordio, il 4 giugno, sarà solo il primo passo di una nuova avventura. Ma per chi lo ha seguito fin qui, è già un traguardo. Di quelli che fanno bene, anche a chi li guarda da lontano.
Buona fortuna, Marco. Che ogni passo in campo sia un passo verso te stesso.
Intervista da Mr Dan
Segui Marco IG @marcoballini23

BIO: Danilo Torresani, conosciuto in Asia come “Mr. Dan”, vive nel continente asiatico dal 2007. Manager in un’azienda multinazionale, ha maturato esperienze in diversi settori. Unisce la passione per il calcio alla filantropia, contribuendo all’integrazione del calcio professionistico europeo nelle comunità asiatiche e promuovendo il dialogo e l’integrazione culturale tra Europa e Asia.
Una risposta
Fantastico pezzo! Sia chi l’ha scritto, sia x il contenuto sia per il ragazzo protagonista!