JUAN REGIS BROZZI, DI MESTIERE ARBITRO: LO SCANDALO DI MILAN-SANTOS

Mi ricordo la prima volta che vidi quel trofeo tanto curioso quanto affascinante. Era sull’Album Panini, il mitico Album Panini. Quello della figurina introvabile di Pier Luigi Pizzaballa, divenuta tale a causa dell’infortunio subito dall’estremo difensore atalantino che ne impedì la presenza durante gli scatti dei fotografi.

Ho sempre pensato che quel trofeo somigliasse ad un pallone dorato (e fin qui…) alzato da 4 braccia, quelle appunto dai vincitori. Ma che trofeo era? Un bambino in questi casi cosa fa? Chiede al papà, che nella maggior parte dei casi è colui che ci affiancava in “Celo,celo,celo,manca…” Lo so, si scrive “ce l’ho”, ma il “Celo” legato al mondo delle figu, è un termine coniato da decenni che dovrebbe comparire sullo Zanichelli.

Dunque, quella coppa, era la Coppa Intercontinentale. Il trofeo che decretava il Club più forte al Mondo anche se giocato solamente dalle due squadre vincenti rispettivamente della Coppa Libertadores e la Coppa dei Campioni. Sud America contro Europa, i continenti in cui il calcio era nato e si era sviluppato. Ma diciamo che la Coppa Intercontinentale, anche se aveva portato entusiasmo da entrambe le parti, in quello Sudamericano aveva sicuramente trovato maggior fascino anche più del titolo continentale.

Tra le prime edizioni, sicuramente quella che prometteva maggior spettacolo era quella fra il Santos di Pelè, vincitore della Coppa Libertadores ai danni del Boca Juniors, e del Milan di Rivera che aveva liquidato nel tempio di Wembley il Benfica di Eusebio.

I Rossoneri in panchina presentavano Luis Carniglia, ex del Real Madrid e sostituto del “Paron” Rocco che aveva firmato su un pacchetto di fiammiferi un accordo coi dirigenti Torino, vogliosi di ritornare protagonisti. Nella gara di andata giocatasi a San Siro, gli oltre 50.000 presenti assistettero ad un monologo rossonero. Dopo 15 minuti il Milan era già avanti di 2 gol grazie a Trapattoni ed Amarildo, carioca arrivato proprio qualche mese prima dal Botafogo. Oltre ad essere protagonista in campo nelladoppia sfida, lo sarà anche sulle prime pagine dei giornali prima di scendere in campo al Maracanà, ma ci arriveremo.

‘O Rei accorcia nel secondo tempo, ma prima ancora Amarildo e poi Bruno Mora portano ilpunteggio sul 4-1, prima che Pelè lo fissa definitivamente sul 4-2 finale. Per quanto si vide in campo, lo scarto di 2 gol era assolutamente bugiardo in quanto il Milan aveva dimostrato una tale superiorità che molti giornalisti dell’epoca immaginavano il trofeo già sull’aereo di ritorno a Linate alzato da Capitan Cesare Maldini. Ma non è oro tutto ciò che luccica, perché ciò che accadde nella gara di ritorno a Rio de Janeiro ha veramente dell’incredibile che nulla ha a che vedere con una partita di calcio.

Torniamo un attimo ad Amarildo. I giocatori rossoneri atterrati all’aeroporto, vennero presi d’assalto dai giornalisti verdeoro le cui attenzioni erano tutte per i brasiliani Altafini, Sani ed Amarildo. E veniamo proprio alla questione anticipata poche riga fa: Amarildo dichiara alla stampa carioca di sentirsi più forte di Pelè, scatenando l’ira dei tifosi bianconeri del Santos e dei giocatori stessi. Oltre alle parole di Amarildo, a tenere banco era l’indisponibilità proprio di Pelè, infortunatosi in campionato. Di poca importanza invece, pareva essere la designazione di un arbitro che scopriremo essere invece decisivo per le sorti di una sfida che in campo non pareva essere in discussione.

Alcuni giorni prima, l’argentino Juan Regis Brozzi, di mestiere arbitro e di chiare origini italiane, tentò di contattare alcuni dirigenti rossoneri proponendo di favorire il Milan in cambio di un lauto pagamento di 5.5 milioni di Lire italiane (siamo nel 1962!!!) che avrebbe assicurato una gara di tutta tranquillità per Rivera e compagni. Quando questa proposta arrivò a destinazione, la loro risposta fu netta: vinceremo senza trucchi e senza aiuti.

A questo punto, i 150.000 del Maracanà furono testimoni di una della più grandi farse di cui il calcio possa essere teatro perché a partire dal minuto 46, il Signor Juan Regis Brozzi diventò il vero ed indiscusso protagonista di quella gara. Anzi, di due. Ma partiamo comunque, dal 1 minuto di gioco. Dopo 120 secondi scarsi, il sostituto di Pelè, Almir, fece capire ad Amarildo cosa si sarebbe dovuto aspettare dalla gara: un’autentica caccia all’uomo, condita nell’occasione da un calcione da dietro mentre l’11 rossonero partiva in contropiede. Ma nonostante questo la prima frazione fu lo specchio dell’andata giocata a San Siro: dopo 17 minuti Altafini e Mora portano il Milan sul 2-0. A questo punto il parziale vedeva i rossoneri avanti per 6-2 e soprattutto per il tasso tecnico visto in campo nessuno avrebbe mai immaginato che cosa sarebbe potuto succedere da li in poi.

Il Signor Juan Regis Brozzi pare che nell’intervallo avvicinò una delegazione di dirigenti del Santos facendo la stessa proposta rifiutata da quella milanista di un paio di giorni prima. Fu facile immaginare invece, cosa risposero i brasiliani. Nella ripresa il campo si trasformò contemporaneamente in un ring ed in un palcoscenico di una brillante commedia degna di Totò e Peppino. Rivera dichiarò che fu impossibile imbastire un’azione verso la porta carioca perché Brozzi interrompeva il gioco inventandosi la qualunque. Proprio il Golden Boy fu vittima insieme ad Amarildo e Ghezzi di colpi violentissimi da parte dei giocatori del Santos tanto che il portiere rossonero non avrebbe giocato la bella il giorno dopo.

Avete capito bene, la bella.

Perché il Sig. Juan Regis Brozzi, fece di tutto per ribaltare l’esito della gara, ma in quell’occasione ci riuscì parzialmente perché il Santos si impose per 4-2. Il regolamento di allora prevedeva infatti che in caso di vittoria del Santos si sarebbe andati allo spareggio, qualsiasi fosse il risultato in campo perché non esisteva ancora la regola del numero di gol fatti e subiti.

Ma il Milan era fisicamente distrutto. A pezzi. Incredibilmente la partita di due giorni dopo fu affidata nientepopodimeno indovinate a chi? Al Signor Juan Regis Brozzi. Gianni Rivera si rifiutò di giocare, Altafini e Dino Sani chiesero alla dirigenza del Milan di esporre reclamo comunicando di non scendere in campo e proponendo piuttosto di far arbitrare l’incontro ad un arbitro brasiliano, facendo il nome di Armando Marquez, ma alla fine proprio i dirigenti rossoneri accettarono che ad arbitrare la gare fosse Brozzi stesso.

MAI SCELTA FU COSI’ SBAGLIATA.

Falli brutali, invasioni di campo di tifosi, fotografi che entravano sul terreno di gioco per immortalare attimi interrompendo di fatto la gara in ogni momento, furono gli ingredienti di una delle più grosse farse della storia del calcio. Impreziosita poi da un’autentica sceneggiata al 40’ del primo tempo quando Cesare Maldini anticipando di testa Almir, spazza via il pallone: questi cade recitando una scena di morte violenta.

Rigore!

Il Signor Juan Regis Brozzi, indica il dischetto e di fatto consegna la Coppa Intercontinentale al Santos che segnerà il penalty con Dalmo Gaspar. Perché per tutti, compresi i 150.000 del Maracanà si trattò di evidente simulazione. Nel frattempo Maldini venne espulso, ed i fotografi devono intervenire per placare l’ira dei giocatori in maglia rossonera. Di fatto i restanti 50 minuti furono anonimi perchè il Milan era svuotato, distrutto più mentalmente che fisicamente. E distrutto da un uomo che aveva cercato di corrompere invano la dirigenza italiana che aveva risposto “Vinceremo sul campo”.

Intanto ad essere poi distrutto dopo questo scandalo, fu Juan Regis Brozzi: la federazione Argentina lo radierà per la vergogna provocata in una partita tanto importante, parlando di evidente furto.

Il Milan si rifarà poi nel 1969, al termine di una delle gare più violente della storia del calcio mondiale, contro l’Estudiantes, squadra argentina. Argentini, indovinate proprio come chi?

Come il Signor Juan Regis Brozzi!

BIO: Diego Canavero, classe 1980 di Torino e Milanista prima di nascere.

Esserlo nella città degli juventini è ancora più bello soprattutto dopo il 28 maggio del 2003, devo spiegarne il perché? Sono un progettista nel settore automotive, marito felice di Etta e papà di due splendide bambine, Elisa ed Alessia, Rossonere come me. Ho un debole per la Coppa Intercontinentale, soprattutto per le trombette elettroniche di Tokyo, ma non chiedetemi il perché. Colleziono maglie del Milan che appendo nel mio studio-museo.

5 Responses

  1. Complimenti sinceri per l’articolo. Le ricordo bene queste partite. Ma con un racconto così ben dettagliato no. Me le hai praticamente fatte rivivere in modo esponenziale.

    1. La ringrazio per i complimenti. Cerco sempre di essere il più preciso possibile, quando si trattano argomenti delicati come questi è sempre bene documentarsi su tutto perché la fake news è dietro l’angolo.
      Le auguro una buona giornata Sig. Claudio

      1. Noi siamo la squadra che storicamente è stata la più bersagliata al Mondo! Il nostro motto non è quello della Rube: “L’importante è vincere”, ma: “L’importante è essere leali”. E c’è una differenza incredibile.

        1. Il bello è che continuo a sentire da juventini e interisti, specialmente da più interisti che in passato il Milan ha rubato;ma dove?io sono nato quando il milana é stata la prima squadra italiana a portare la Coppa campioni in Italia!

  2. Se ci pensiamo efffettivamente la nostra storia con le irregolarità parte dagli anni 60 con la famosa diatriba fra Rivera e Concetto Lo Bello che finirà poi con la disfatta di Verona dell’89 col figlio (di Lo Bello) Rosario. Poi c’è stata Monaco nel 1993, il gol di Muntari ed altre perle qua e là che ci hanno tolto sempre qualcosa. Ma tutto quello che abbiamo vinto lo abbiamo sempre fatto a testa alta senza aver subito vantaggi da torti fatti ad altre squadre. Sempre trasparenti, più forti dell’invidia, della sfortuna e delle ingiustizie

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