SULLE PRIME STORIE DEL CALCIO IN ITALIA

Durante il periodo fascista, che investì molto sia in termini materiali che simbolici sullo sport, si inaugurò la prima storiografia calcistica in Italia.

Nell’Annuario del giuoco del calcio pubblicato a Modena dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) in vista dei campionati 1926-’27, Antonio Scamoni tratteggiò una sintetica storia della Federazione.

Storia decisamente ampliata nel successivo Annuario del 1930-’31, laddove si esaminavano pure le partecipazioni olimpiche, giornali e riviste di settore e si forniva un dizionario dei termini sportivi stranieri.

La prima, vera, storia del calcio italiano fu tuttavia opera di Guglielmo Tornabuoni. Il quale nel 1932, per le edizioni de “La Gazzetta dello Sport”, scrisse un volume intitolato L’ascesa del calcio in Italia.

L’ascesa del calcio (foot-ball) in Italia(1932)

Per l’autore lo sviluppo di questo sport nel nostro Paese, <<e come qualità e come organizzazione>> era stata <<così relativamente rapida e così decisiva e solida, da meravigliare tutti in Europa; specie in quei paesi ove la superiorità stilistica e pratica era così larga e si era per continui successi affermata, da essere considerata nonché frutto di una maggiore diffusione e di una tradizione, altresì di una vera e propria superiorità di razza>>.

Di tale crescita Tornabuoni seguiva i vari passaggi (tecnici, geografici, sociali) e giungeva alla conclusione che il <<trapasso dell’attività calcistica dalle città di provincia alle grandi città non è che la manifestazione esteriore del processo evolutivo del foot-ball nazionale.

La fonte e l’essenza stessa di questo fenomeno è data dall’affermarsi e dal prevalere del contenuto economico: dilettantismo, professionismo e spettacolo ne sono i punti di partenza e di arrivo>>.

Un’analisi estremamente lucida, che non ebbe dei validi continuatori. Le storie del calcio seguenti si limitarono a celebrare le gesta dei campioni e i trionfi nazionali e internazionali, senza entrare nel merito dei molteplici aspetti sociologici che li connotavano.

 In questo esercizio si distinse Emilio De Martino: “L’aedo corrierista” nell’opinione di Gianni Brera, e il “D’Artagnan, sempre pronto all’elogio cavalleresco, sempre pronto al duello”, in quella di Antonio Ghirelli.

Dunque un brillante giornalista più che uno storico, che (per i tipi de “Il Calcio Illustrato”) licenziò nel 1935 Campioni del mondo.

 Da Roveta a Londra (con prefazione dell’allenatore della nazionale Vittorio Pozzo), e nel 1938, includendovi anche il titolo olimpico del 1936, Tre volte campioni del mondo. Da Berlino a Parigi. Diario di un giornalista.

In un simile filone s’inserì Giovanni Bertinetti con Ventisette anni di calcio azzurro (La Grafica Moderna, 1936), mentre storie in cui la narrazione faceva nettamente aggio sull’interpretazione critica furono Storia avventurosa del calcio italiano (Esperia, 1943) di Piero Dalloni, e Storia del calcio italiano (De Carlo, 1943) del poligrafo Vincenzo Baggioli (suoi anche Calcio che passione, 1932; Meazza mago del gol, 1932; Calciatori si diventa, 1942; Vita ignota del calcio: curiosità ed indiscrezioni, 1943).

Limiti che Baggioli, con onestà intellettuale, riconosceva nella prefazione:

Non ti possono soccorrere, al caso, le cosiddette documentazioni di stampa: perché la stampa del tempo dedicava al calcio in genere e al calcio in particolare uno spazio del tutto relativo […] ed una seconda preoccupazione, ci ha guidati; quella di non far affogare il lettore in un diluvio di date e di cifre (il pericolo era all’angolo…), anche se qualcuno potrà farci osservare che è proprio con le date e con le cifre che si fa la storia. Nostra intenzione prima è stata quella di fare una buona chiacchierata con il lettore, cameratamescamente discorrendo della comune passione.

Renzo De Vecchi – il famoso “Figlio di Dio” del Milan – e Leone Boccali curarono invece la prima, collettanea Enciclopedia illustrata del calcio italiano (1939).

Enciclopedia illustrata del calcio italiano (1939)”

Edita anch’essa da “Il Calcio Illustrato”, Bruno Roghi vi si occupò delle antiche origini (facendolo derivare “autarchicamente” da arpastum romano e calcio fiorentino) del football; Ettore Berra della storia del calcio nostrano; Ottorino Barassi degli organismi federali; Federico Sani del settore arbitrale; Giovanni Mauro di regolamenti e della Federazione internazionale (FIFA); Nicolò Carosio di radiofonia calcistica.

In questa stagione storica, infine, si consolidò la compilazione delle storie dei principali club calcistici.

A Enrico Canfari, che aveva inaugurato questo genere con Storia del Foot-ball Club Juventus (Artale, 1915), si aggiunsero due opere sulle società milanesi: Vent’anni di vita del Foot-Ball Internazionale (Milano, 1928)

Al Milan fu dedicato un interessante volume, assai ben documentato, di Ulisse Faruffini:

Il Milan Football Club visto durante venticinque anni di sua vita 1899-1900 1923-1924 (Arti Grafiche Pizzi & Pizio di Milano).                       

BIO: Sergio Giuntini, vice-presidente della Società Italiana di Storia dello sport, ha insegnato presso le Università di Verona, Milano Statale e Cattolica, Roma Tor Vergata. Tra i suoi più recenti saggi: “Storia critica del Milan 1899-2019” (Sedizioni, 2021); “Vincenzo Torriani e l’Italia del Giro” (Prospero Editore, 2021); “Storia dello sport femminile in Italia 1945-2020” (Aracne Editrice, 2021); “Lo sport imbroglione. Storia del doping da Dorando Pietri ad Alex Schwarzer” (Ediciclo, 2022). 

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