MILAN – SASSUOLO 2-5 : “MEZZOGIORNO DI GELO”

di Alessio Rui e Filippo Galli

E’ stata la sfida che ha consegnato il tricolore ai rossoneri non più tardi di otto mesi fa ma allora si giocava al Mapei Stadium.

A leggere ed ascoltare alcuni commenti catastrofisti delle ultime ore pare sia passata un’eternità ma venti giorni di difficoltà e risultati deludenti non possono cancellare la bontà del percorso del Milan negli ultimi tre anni.

Il Sassuolo esce imbattuto da San Siro da quattro stagioni ma anche per la compagine di Dionisi il periodo non è dei migliori. I soli due punti raccolti nelle ultime otto gare certificano il primo momento di difficoltà dell’ultimo quinquennio caratterizzato dalla maturazione ed, in taluni casi, esplosione di talenti italiani sull’onda delle idee sviluppate da De Zerbi, leggermente adattate nel sistema di Dionisi.  Il gioco, per la verità, raramente è venuto meno ma tra errori nelle letture e ingenuità dei singoli il differenziale tra reti subite e realizzate volge pericolosamente verso il rosso.

Pioli recupera Hernandez ma perde Tomori. Lo sostituisce Gabbia, meno avvezzo a rompere la linea per accorciare sul giocatore in possesso palla sulla trequarti avversaria, ma preferito  comunque a Kjaer e schierato quale centrale di sinistra. Considerato il modo con cui il Sassuolo è solito contrattaccare, la lettura delle situazioni avrà un ruolo di prim’ordine. Tatarusanu, come da abitudine degli ultimi tempi, trova i posto tra i pali. Squalificato Bennacer, l’allenatore rossonero  opta per Krunic, più portato a manovrare rispetto a quel Pobega che in molti vorrebbero impiegato con maggior frequenza. L’elemento di maggior curiosità, tuttavia, è dato dalla presenza nell’undici iniziale di  De Ketelaere alle spalle di Giroud. Importane sarà la posizione del belga in fase di non possesso per comprendere come il Milan intenda prevenire le situazioni di inferiorità numerica in mezzo al campo. Con Saelemaekers a destra e Rebic sul fronte opposto, il sistema finirà per essere asimmetrico, o quanto meno “forte su un lato”, ogni qualvolta Theo avanzerà per sovrapporsi o inserirsi. Determinante la rotazione della linea difensiva verso sinistra nelle fasi in cui le incursioni dell’eterno francese proveranno a sparigliare la disposizione neroverde.

Sull’altro fronte da annotare il recupero dell’ultima ora di Consigli, giunto alla nona stagione in neroverde e punto fermo della retroguardia emiliana in seno alla quale non trova posto Ferrari, reduce da un periodo di rendimento altalenante, caratterizzato da errori gravi con Sampdoria e Fiorentina, ma abbellito dalla rete in quel di Monza. Se l’infortunio di Pinamonti è destinato a togliere profondità e continuità di movimento all’undici emiliano, Dionisi può contare sul trio Frattesi-Objang-Traore che garantisce sulla carta inserimento, palleggio e capacità di rifinire la manovra. Con Berardi e Laurentè schierati sul lato del rispettivo piede debole, il sistema dovrebbe risultare simmetrico con la variante Traore capace di alzarsi sulla linea di trequarti e trasformare l’1433 di partenza in un 14231.

Ma è l’aspetto mentale quello che più influirà in una gara che, anziché mezzogiorno di fuoco, suggerisce quale titolo “mezzogiorno di gelo” in considerazione non tanto dell’aspetto climatico ma del periodo di magra che sta coinvolgendo il Milan a seguito delle sette reti subite nelle ultime due esibizioni contro Inter e Lazio e delle prestazioni insufficienti contro Torino e Lecce. A detta di alcuni, sono stati gli ultimi minuti di gara con la Roma a segnare in negativo il gennaio del Diavolo.

Chissà che l’aria di San Siro non possa rigenerare una squadra che nel recente passato non ha mai tradito sotto il profilo del carattere, dello spirito e della coesione.

I diavoli escono carichi dallo spogliatoio e nei primi dieci minuti danno la sensazione di voler azzannare la gara per prendersi con forza e convinzione, più che con i virtuosismi, i tre punti che risulterebbero fondamentali nella ripresa del percorso.

Quando il periodo non è fortunato, tuttavia, gli episodi non volgono in mai in favore e così la rete di Giroud, che dopo una manciata di minuti potrebbe indirizzare la partita nel verso gradito ai rossoneri, viene annullata per pochi centimetri di offside.

Passata la paura iniziale, il Sassuolo comincia ad uscire dal guscio e, nonostante patisca i movimenti di Saelemkers intento a giocare dentro il campo, trova spazi a volontà. Per i ragazzi di Dionisi, saltare il primo pressing non è un problema perché la pressione alta non è mai portata in maniera coesa. Objang è un professore nell’opzionare la giocata efficace di una squadra, quella  emiliana, che intravede la possibilità di contrattaccare quattro contro quattro con il “motorino” Frattesi pronto a dar sostegno quando non è lui ad inserirsi. 

Soffrono invece i neroverdi quando il Milan crossa nel mezzo della loro area. I centrali non tengono Giroud che sembra sempre sul punto di portare scompiglio.

Non appena, però, la palla esce dai sedici metri le tracce dei passaggi sembrano già disegnate sul campo.

Dopo un’avvisaglia rappresentata da una conclusione di Laurentè che trova attento Tatarausanu, al 19′ il Sassuolo passa. Se nell’occasione è “leggero” Saelemekers nel farsi mangiare da Objang, il ribaltamento con cui Traore libera Berardi impone alcune riflessioni. Il 10 sassolese, per scelta dell’allenatore (o per sua indole), tende a non seguire Theo Hernandez il che impone alla linea difensiva rossonera di ruotare verso sinistra per andare a coprire il buco alle spalle del francese. Cosa che effettivamente avviene ma si materializza quando Berardi è già involato. Determinante nell’acquisizione dei tempi di gioco, oltre ai sincronismi dei neroverdi, la mancanza di pressione nel momento in cui il Milan perde palla. Arrivato al limite dell’area, l’esterno neroverde viene “portato” dal movimento dei difensori milanisti (corretta la scelta di Gabbia nell’occasione) a giocare palla di destro. Il traversone che ne esce assomiglia più ad un tiro masticato con il piede debole che ad un assist cercato per Defrel a cui va il merito di aver seguito l’azione.

Passano tre minuti e, dopo una buona chance capitata sui piedi di Laurentè, il Sassuolo raddoppia. Nell’occasione la retroguardia rossonera è ancora più responsabile ma, prima di incolpare la linea difensiva ed il portiere, è bene porre l’attenzione sulla circostanza secondo cui Frattesi, una volta scaricata palla sul compagno, non venga seguito da nessun giocatore della mediana rossonera in una situazione in cui c’erano le condizioni per leggere la giocata che l’avversario sarebbe andato a porre in essere. La staticità dei rossoneri consente un doppio scambio sulla trequarti che permette al centrocampista di inserirsi in area con i tempi perfetti, con Gabbia che se lo vede arrivare da dietro e deve seguirlo partendo da fermo, dopo un cambio di direzione che gli fa perdere il tempo di intervento. La non copertura del primo palo da parte di Tatarusanu, anch’egli preso in controtempo, fa il resto.

A questo punto del match il Milan necessiterebbe di un episodio in grado di invertire la tendenza che si materializza, ovviamente, a seguito di una palla crossata in mezzo all’area. Determinate, nell’occasione, la giocata di Calabria che, in seno ad una prestazione non brillante, pur ricevendo palla con le spalle parallele alla linea laterale, crossa di prima intenzione favorendo lo stacco vincente di Giroud.

Da apprezzare il gesto tecnico e l’intelligenza del terzino rossonero. Spesso, troppo spesso, osserviamo giocatori posizionati sull’esterno toccare troppe volte la palla prima di crossarla, con l’effetto di concedere alla retroguardia avversaria il tempo per posizionarsi. Quando il cross viene effettuato di prima, viceversa, l’attaccante viene posto nella condizione di prendere il tempo al difensore. Circostanza che si verifica compiutamente al 24′ con Giroud che insacca dando impulso alle velleità di rimonta del popolo rossonero.

La svolta emotiva pare arrivare. Il Milan, con i nervi a fior di pelle sin dall’inizio della gara, cerca di prendere campo anche se De Ketelaere non riesce, quando agisce spalle alla porta, ad uncinare con il sinistro per liberare Hernandez che, si suo, pare difettare di condizione. Il belga, peraltro, non si fa sentire nemmeno dentro l’area di rigore. Zona di campo, come detto, in cui il Sassuolo soffre sui palloni alti e che il Milan dovrebbe riempire con maggior convinzione sì da non lasciare solo Giroud. Le difficoltà riscontrate nei primi mesi in Italia da CDK, ancorchè preventivabili e non ancora tali da esporlo a premature bocciature, sono comunque insolite per un giocatore proveniente dal campionato belga, ossia uno dei tornei più evoluti dal punto di vista della fase di non possesso e dell’occupazione delle spaziature. E’ fondamentale che l’ambiente sostenga il giocatore, conscio non solo di altri esempi recenti di giocatori esplosi a mesi di distanza dal loro arrivo (Leao e Bennacer) ma anche della peculiarità di inserire un sottopunta o un trequarti di piede sinistro in un meccanismo non abituato da anni a prevedere il mancino in quella zona di campo. E’ soprattutto nella fase di ricezione palla che il belga andrà aiutato per consentirgli di potersi girare facendo perno sul piede debole e non perdere tempi di gioco.

Il tentativo di creare densità sulla trequarti emiliana si rivela controproducente considerato come la presenza di Objang al posto di Lopez, tolga qualità al palleggio sullo stretto ma consenta una gestione chirurgica delle linee di passaggio. Se poi viene concesso a Berardi di saltare indisturbato all’altezza del primo palo sugli sviluppi di un calcio d’angolo la frittata è fatta. Abituata a difendere sulle palle inattive formando il cosidetto “castello”, la formazione rossonera dimostra come nei momenti di difficoltà l’aspetto mentale, risulti determinante. Non è questione di schieramento o di gesto tecnico del singolo; non di problema atletico o di contraddizioni tattiche. La problematica, quando parte dalla testa, coinvolge tutte le componenti.

E come sempre accade, quando i compiti non vengono svolti al meglio, tutto ciò che può andare storto va storto. Basti vedere l’azione che il Milan sviluppa al 34′ con Calabria, ancora a crossare di prima, che non trova il compagno per la battuta a rete dopo di che, sugli sviluppi del controcross, Rebic, per questione di attimi, non realizza una rete che avrebbe rinvigorito giocatori ed ambiente.

Negli ultimi minuti della prima frazione pare finalmente accendersi CDK ma è una fiammata (o un’illusione) considerato come, alla ripresa delle ostilità, Pioli decida di sostituirlo con Leao che di suo nulla porterà alla causa rossonera.

Il Sassuolo, tuttavia, dà sempre l’idea di poter esser pericoloso dalla parte di Berardi.  Questi, da un lato, sfrutta le difficoltà di Hernandez (già palesate contro Ikonè della Fiorentina e contro Saka dell’Inghilterra) nell’affrontare i mancini schierati a destra, che si trova a dover contrastare con il proprio piede debole. Dall’altro, appare meno propenso di un tempo alla ricerca del colpo sull’esterno e più portato ad un ruolo di regista offensivo decentrato, tale da attirare gli avversari su di sé e scaricare palla sui compagni a quel punto liberi. Peccato per qualche atteggiamento viscerale che, come spesso gli capita, sporca in piccola parte una prestazione da vero uomo squadra.

I giocatori del Milan palesano un livello di nervosismo altissimo e solo l’imminente intervallo può calmarli in previsione di una seconda frazione da giocare in avanti ma con grande attenzione.

Chissà cosa avrà detto Stefano Pioli negli spogliatoti. Chissà quali correttivi avrà cercato di apportare.

Fatto sta che dopo trenta secondi dall’inizio della ripresa Calabria stende in area Laurentè che realizza il sequenziale tiro dagli undici metri. Ogni speranza di riaprire la gara si spegne. Sbaglia il terzino rossonero a lasciare la linea interna ma dev’essere riconosciuta la perfetta sincronia tra i tempi del passaggio e la partenza dell’esterno neroverde.

Rivedibile, invece, la scelta di Kalulu di rompere la linea alla ricerca di un recupero assai difficile in quella determinata situazione.

Da lì in poi, non c’è molto da raccontare se non per apprezzare le reti di Henrique per la pulizia dell’azione e di Origi per il gesto tecnico che fissano il risultato sul 5-2.

 
Il Milan conclude la gara come l’aveva iniziata, ossia con un nervosismo eccessivo ancorchè dovuto ad un periodo nefasto.

Da gennaio 2020 a gennaio 2023, il percorso dei rossoneri è stato particolarmente positivo e, negli ultimi due anni e mezzo, la posizione di classifica si è quasi sempre assestata tra il primo ed il secondo posto.

La prima vera crisi dopo tre anni non dev’esser motivo per rinnegare quanto fatto (bene) sino ad ora ma presa di coscienza di un futuro prossimo diverso se è vero come è vero che il quarto posto finale, al momento, non è sicuro. L’errore da non commettere è quello di pensare di risalire in fretta riprendendo a veleggiare di punto in bianco. Sarà determinante nelle prossime settimane un atteggiamento meno irruento di quanto visto oggi in campo. Dalle cose basilari in allenamento ai comportamenti dei singoli, dall’atteggiamento nei confronti dei compagni in difficoltà sino alla lucidità nei momenti pi complessi, il gruppo rossonero possiede valori e conoscenze per non farsi travolgere.

Anche la tifoseria non dovrà lasciarsi andare a catastrofismi o, peggio ancora, a processi facili nei confronti degli anelli deboli. Additare Tizio o Caio quali responsabili del periodo negativo non è l’esercizio adatto a risalire in un momento in cui anche pilastri come Hernandez, Tonali e Leao sembrano lontani dal loro miglior rendimento.

E se è vero che la stagione ha visto svanire due obiettivi importanti, un conto è sentire quella musichetta nel girone eliminatorio, altra cosa è ascoltarla negli ottavi di finale…

Se c’è un contesto in cui le cose cambiano in fretta, questo si chiama calcio.

4 Responses

  1. Penso che sia solo …questione di testa devono guardarsi negli occhi con anche Pioli Maldini e Ibra e tornare con quelli dell’anno scorso

  2. Originariamente ci poteva stare il discorso di testa, ma oggi credo che il problema sia più di natura squisitamente tecnico-tattico e Pioli stenta a riconoscerlo
    Mi spiego: questa squadra fatica a sostenere il 10 (in senso di ruolo) con due soli centrocampisti e senza un Kessie che copriva diverse falle in passato
    Poi siamo d’accordo che mentalmente sei in difficoltà e io aggiungerei anche fisicamente (le due cose vanno di pari passo).
    Ma ripeto, il primo passo è ridisegnare il centrocampo con 3 uomini

    1. Ciao Domenico, si, di fatto e’ difficile ricondurre ad un solo aspetto le motivazioni di prestazioni non all’altezza.
      Dal punto di vista strategico il tuo suggerimento ci puo’ stare. Grazie per il commento.A presto.

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