L’ASSE DISEGUALE DEL MILAN: DALLE MANICHE SBUCANO PAVLOVIC E SAELEMAEKERS

L’impressione è che su questo Milan di Allegri stia soffiando la stessa piacevole brezza del post Covid di Pioli. Un ambiente sano, dove non albergano forse i più forti del campionato, ma interpreti che sanno diventare i migliori. Dove brilla qualche individualità, ma è il gruppo che fa la differenza. Gruppo non è una parola astratta, non è un vocabolo retorico: lasciamo stare l’accostamento con la famiglia – quello sì, decisamente retorico – e limitiamoci alla vita degli sportivi, dei calciatori. 

Fare gruppo significa dividere e condividere, significa che regna la mutualità in allenamento e in campo dove ruoli, mansioni e posizioni costituiscono l’alchimia dell’organizzazione di gioco (quale che sia la filosofia che la percorre, per intenderci difensivista o spregiudicata, basata sul possesso palla o sulla concessione agli avversari per poi colpirli negli spazi). Non è questo l’aspetto intrigante, sebbene sia una delle componenti decisive di una squadra che è arrivata al primo posto in classifica senza Leao e che adesso è a un punto dalla vetta senza Rabiot e Pulisic, con problemi di integrità e condizione di diversi altri giocatori, in una rosa volutamente ristretta. E che all’improvviso è diventata corta, cortissima.

In questo contesto orchestrale, spicca il recupero e l’affermazione di due solisti che non sono affatto “individualità”, ma che anzi sono preposti e naturalmente votati al gioco per la squadra: Pavlovic e Saelemakers. Forse era riduttivo chiamarli comprimari anche prima di questo brillante periodo, è un fatto però che i primattori siano Modric, Rabiot, Pulisic, Leao, Maignan e che il difensore serbo e l’esterno belga fossero semplicemente due pedine. Pavlovic è forte fisicamente e rabbioso per determinazione, non appare ancora eccelso nelle letture, essendo costretto a rincorse penalizzate dalla sua velocità nella norma. Meglio nell’uomo contro uomo. Stiamo parlando però di un ragazzo di 24 anni che vanta già 50 presenze in Nazionale e una lunga esperienza di club: Partizan Belgrado, Monaco, Bruges, Basilea, Salisburgo.

Da una parte veniva da chiedersi perché questa carriera itinerante, dall’altra spicca come nel Milan stia trovando dimensione e consacrazione. In una difesa protetta dal sistema di gioco di Allegri, Pavlovic si esalta nell’uno-contro-uno in spazi più ristretti e soprattutto si sgancia con lucida frequenza, fino alla strepitosa corsa di domenica sera nel coast-to-coast che ha portato al gol vittoria sulla Roma. Presto per dire se il Milan abbia trovato l’erede di Vidic, ma di sicuro ha scoperto un elemento affidabile, fondamentale in questa fase per la sua presenza, la sua economia in partita. 

Assai diverso il percorso di Saelemaekers. Arrivato al Milan nel gennaio 2020, a 21 anni e dopo sole 40 partite nell’Anderlecht si era messo in evidenza da subito per la sua duttilità e intraprendenza, quasi una sfacciataggine. Dopo 2 stagioni in crescendo continuo, culminate con lo scudetto, non solo il suo rendimento è calato, ma l’atteggiamento – si diceva anche un eccesso di presunzione – e una leggerezza un po’ infantile indussero il club rossonero e Pioli a darlo in prestito al Bologna nel 2023. Nonostante le 30 presenze e i 4 gol, la società rossoblù non ha fatto nemmeno la mossa di rinnovare il prestito o di acquistarlo, resitutendolo al mittente.  

A Fonseca piaceva, ma il Milan lo ha girato nuovamente in prestito, stavolta alla Roma in cambio di Abraham nell’estate 2024. Ed è nella Capitale che finalmente Saelemaekers ha toccato il picco del suo valore: costante, presente, importante, spesso decisivo, ha chiuso con 22 presenze e ben 7 reti. Allegri si è riservato di vederlo all’opera quest’estate e non ha avuto difficoltà nel considerarlo titolare inamovibile. Nel backstage della vita privata del belga, la presenza – già da qualche anno – di una ragazza bella e intelligente, figlia di un imprenditore del food siciliano che lavora anche a Milano: è lei che ha avuto un ruolo molto incisivo nella sua crescita, nell’abbandono di alcuni orpelli che ne disturbavano la maturazione, compromettendola. 

Oggi Alexis è giocatore completo, costante, generoso, tecnico, con visione di gioco. Fa vivere attimi di terrore solo quando – nelle linee arretrate – prova giocate ambiziose non percependo il pericolo, per il resto però è un tuttocampista che gioca sulle fasce, si accentra, avanza, arretra. Fa assist e segna. C’è una linea di moda spagnola che ha un nome molto intrigante, “Desigual”: calza a pennello su Pavlovic e Saelemakers, rigenerati da Massimiliano Allegri, è vero, ma anche grazie alla loro applicazione. 


BIO: Luca Serafini
è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 28 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di Sportitalia e direttore della Fiera dello sport digital. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

2 risposte

  1. Condivido la tua analitica disamina grande Luca e mi permetto di aggiungere una mia personale congettura scomodando la ridondante e vecchia teoria, ma a volte valida, dei corsi e ricorsi storici. Ebbene lo scorso match giocato e vinto di misura contro la Roma ne riporta alla mente un altro con il medesimo scenario, sempre San Siro, sempre contro la Roma e sempre con un penalty sbagliato nel punteggio finale, ma quella volta il cecchino maldestro fu un certo Francesco Totti in luogo di un inconsolabile Paulo Dybala. Quella gara termino’ 3 a 2 per i Rossoneri con il goal vittoria di Weah e correva l’Ottobre di 27 anni fa quando la squadra di Zaccheroni ci conduceva inaspettatamente alla conquista dello Scudetto del nostro Centenario. Le analogie, magari per puro caso, ci sono tutte quante e allora…non ci resta che toccare ferro e sognare questa benedetta ed agognata Stella!
    Buona giornata.

    Massimo 48

  2. Buongiorno a tutti: sperare non costa nulla, speriamo che il ricorso storico segnalato da Massimo, sia di buon auspicio.
    Allegri ha la capacità di sfruttare al massimo, le caratteristiche dei propri giocatori.
    Pavlovic è uno di quei marcatori di un tempo ed il ragazzo si esalta in questo modo, fornendo prestazioni di tutto rispetto; se poi, riesce a seguire l’azione per 70 metri e farsi trovare pronto a fare gol, allora significa che vale più di ciò che potrebbe apparire a prima vista.
    L’importante è che non si esalti e continui a “pretendere” di crescere.
    Per Alexis (altrimenti sbaglio a scrivere), invece, già la scorsa stagione, la società sbaglio’ a darlo in prestito alla Roma ed il parere di Fonseca non conto’ nulla, dimostrando sin dal principio, poco rispetto per il tecnico portoghese.
    Eppure il giocatore è un ottimo corridore e possiede una tecnica per quel ruolo, di tutto rispetto: se non ci fosse stato Allegri, lo avrebbero venduto a prezzo di saldo; anche qui l’importanza dell’allenatore!.
    Buona giornata.

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