Dopo l’ultima sosta, al di là dei risultati (una vittoria e 2 pareggi), il Milan ha rallentato in ritmo, intensità e solidità. Contro Fiorentina, Pisa e Atalanta, il gioco ha subìto un’involuzione rispetto per esempio al secondo tempo di Torino e in generale alle precedenti giornate di campionato in cui i rossoneri chiudevano bene e attaccavano con più uomini.
Gli infortuni di due pesi massimi come Rabiot e Pulisic, aggiunti alla lungodegenza di Jashari, alle assenze di Loftus-Cheek ed Estupinian, la condizione precaria di Nkunku, dello stesso Leao rientrato a fine settembre dopo un’estate complicata, pesano enormemente sull’economia della squadra, sull’identità che Allegri era riuscito a restituire (diciamo pure costruire) a un gruppo che l’aveva persa malamente nell’ultima stagione e mezza. La rosa corta l’ha voluta lo stesso tecnico: giocando una volta la settimana, 22 giocatori (2 per ruolo, con qualcuno duttile che può occupare diverse posizioni) sembravano più che sufficienti. La falcidia delle Nazionali e di altre situazioni ha però ridotto al lumicino le possibilità di scelta di Max, per quanto riguarda sia la formazione iniziale che i cambi in corsa.
Una situazione contingente che si risolverà con i rientri degli acciaccati, anche se non in tempi brevissimi, che però sta costando punti preziosi (o ne sta facendo guadagnare pochi, a seconda dei punti di vista). A gennaio bisognerà senz’altro intervenire, in ogni caso, soprattutto in attacco. Per uno strano, beffardo caso del destino, si sono invertiti i valori dei comparti del Milan: per 2 anni attacco quasi atomico (più di 100 gol in attivo) contrapposto a una difesa disastrosa (quasi 100 gol al passivo), adesso una difesa – quasi – granitica con un attacco anemico. Quella solidità difensiva è stata esaltata tra agosto, settembre e i primi di ottobre, da un lavoro eccezionale del centrocampo Modric-Fofana-Rabiot capaci anche di innescare Pulisic (in particolare). Oggi che la diga è corrosa, filtra acqua da più crepe. Vero che Leao tra Fiorentina e Pisa ha segnato 3 gol, ma il suo rendimento resta così ondivago da far apparire casuali, comunque estemporanee, le sue prodezze. Nel vivo del gioco non entra mai, si accende e si spegne come una vecchia luminaria di Natale: vedevo Lookman, martedì sera a Bergamo, svariare da una parte all’altra del fronte, rientrare, dribblare, tirare, passare, correre per tutti i 90′ più recupero…
Nel bilancio delle gare della squadra di Juric, ha sicuramente un peso specifico più consistente, più continuo, più affidabile. Da molte stagioni. Gimenez resta un punto di domanda che sta trasformandosi in 3 puntini di sospensione: non segna da 6 mesi, non inquadra la porta salvo qualche lampo, non salta l’uomo, tossisce nel dialogo con i compagni. Resta evidente il difetto più grande che sta nel primo controllo: riceve la palla che gli scappa sempre via qualche centimetro, agevolando l’intervento del difensore o comunque complicandogli il prosieguo dell’azione. I suoi ammiratori sostengono che aiuti, crei spazi, si sbatta, vada dietro a difendere, ma per questo una volta bastava e avanzava il mediano… Dal centravanti bisogna attendersi soprattutto i gol e qui proprio non se ne vede l’ombra.
Il fatto è che le reti dei fuoriclasse hanno anche una notevole incidenza nel nascondere la polvere sotto al tappeto quando le cose non girano: una punizione, una magia, un’invenzione, ti fanno vincere quando sei in apnea, un po’ in riserva. Il Milan invece è strutturato per gli incursori, Pulisic davanti a tutti.
Di Nkunku sappiamo. Pagato 42 milioni, è arrivato in rossonero in condizione precaria e soprattutto senza una definizione precisa nel ruolo, nelle mansioni. Per la cronaca, il francese è nato ala destra e si è trasformato in trequartista, sempre distinguendosi per una crescita esponenziale tra Parigi, Lipsia e Londra, migliorando molto nei calci da fermo: punizioni e rigori sono diventati la sua specialità, dopo che invece un suo errore decisivo dal dischetto costò la Coppa di Francia del 2019 al PSG, in una finale con il Rennes conclusasi proprio con la sequenza dagli 11 metri. A parte qualche guizzo, pesante un errore contro il Pisa venerdì scorso e impalpabile il suo ingresso nella ripresa a Bergamo.
Non ci si può aspettare che siano sempre Saelemakers, Modric, Ricci, Pavlovic, persino Athekame a buttarla dentro: servono i gol degli attaccanti. Serve un raggiungimento della condizione ideale. Serve soprattutto capire chi sa e chi non sa. E chi non sa dovrà andare in panchina.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.










2 risposte
Tutto condivisibile grande Luca ma con una sottolineatura che in coda al tuo pezzo hai giustamente rimarcato “….servono i gol degli attaccanti!”
Personalmente aggiungerei che se stessimo ad attendere il risveglio del messicano sconfinato in una inspiegabile e psicotica sindrome da gol, staremmo freschi. A tre punti dalla vetta oggi, andando avanti di questo passo ci troveremmo a 7/9 punti al giro di boa del campionato un margine decisamente incolmabile (a meno che non si reinncarni la squadra degli Invincibili) per affrontare la seconda parte e tentare di centrare la quartina per l’Europa che conta. Urge lavorare sul campo, e con tanto di straordinari, e sopratutto dietro la scrivania. Azzardo una mia personale congettura per il mercato di Gennaio: tentare uno scambio con la Fiorentina, decisamente in brutte acque, Gimenez per Kean, e allora sì che potremmo centrare qualche cosa di valido!
Buona giornata.
Massimo 48
Buongiorno a tutti.
Concordo con quanto scritto da Luca Serafini: le assenze, soprattutto quelle di Rabiot e Pulisic, hanno inciso molto sulla qualità del gioco e, di conseguenza, dei risultati stessi. Poteva essere un tranquillo filotto, invece abbiamo rimediato due pareggi con molta “tosse”.
L’assenza di Rabiot, incide molto sulla efficacia di Modric, mentre, se ancora c’è ne fosse bisogno, Pulisic ha dimostrato di essere il miglior giocatore del Milan, con buona pace di Leao.
Ma anche qui si vede come sia calato il rendimento di Gimenez, che al netto dei zero gol, risultava più incisivo in coppia con lo statunitense.
Poi c’è sempre la colpa della società, proprio sull’attaccante: avere Gimenez (tra l’altro lasciamo perdere il possibile scambio von Dobvic) e non pensare di investire una cifra consistente su un attaccante “sicuro” (mi verrebbe in mente Lukaku, ma magari me ne sfuggono altri migliori) è stato un errore gigantesco, che nel corso della stagione potrebbe essere decisivo, in funzione del quarto posto.
Leao però sta dimostrando anche quest’anno di essere una promessa o poco più: al di là dei problemi fisici, il ragazzo non ha la stoffa del leader, altrimenti lo avrebbe già dimostrato. Personalmente non ho nulla contro, ma di campioni ne abbiamo visti tanti, voi ancor più di me, e Leao non si può definire tale. Nkunku, mi da l’idea di essere una fotocopia del nazionale portoghese.
Al Milan c’è bisogno di certezze: certezze di 40 anni e certezze di 20.
Ho apprezzato molto anche il paragone con Lookman: è evidente che Lookman è molto più continuo di Leao.
Allegri comunque sta lavorando molto bene e di più non gli si potrebbe chiedere.
L’idea di Massimo sullo scambio Gimenez/Kean è buona, ma a mio avviso mancherebbe un’altra punta di ruolo.