SIAMO TUTTI SALVATORE B. ?

Usciamo dal caso specifico ed entriamo nei vicoli ciechi della situazione.

Ci basta l’indignazione? Ci bastano le prese di distanza? Ci basta il vero o presunto stupore?

Parafrasiamo Pasolini ed il suo celebre “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.”. Signori, gli indizi, lo sappiamo tutti, c’erano. Disseminati ovunque. Non li ha disseminati solo un Salvatore B. qualunque. Un Salvatore B. qualunque sempre c’è stato e sempre, forse, ci sarà.

Non basta oscurare il Salvatore B. oggi sul palcoscenico per cambiare il copione della rappresentazione. 

Giochiamo con le parole: volgiamo salvare il calcio dai tanti Salvatore?  Se la riposta è “si”, proviamo a volgere lo sguardo verso un miglioramento.

Nella soluzione dei problemi Popper ci indica la strada. Egli sostiene che ogni soluzione è strettamente collegata alla potenza della intima necessità di risolvere la situazione. Intima e reale, non di facciata.

Siamo sicuri di sentire, collettivamente, questa necessità, questa urgenza? O l’indignazione appaga la nostra coscienza?

Ancora Popper: «Progredire significa avanzare verso un fine determinato […]. La storia non può fare questo. Noi soltanto, noi individui umani possiamo farlo […].E lo faremo molto meglio, se saremo ancor più consapevoli del fatto che il progresso dipende da noi, che dipende dalla nostra vigilanza, dai nostri sforzi, dalla chiarezza con la quale concepiamo i nostri fini, e dal realismo delle nostre decisioni… »

Dunque ci dice di determinare il fine delle nostre azioni e delle nostre scelte, vigilando, con sforzo, chiarezza e realismo. Sottolineo: sforzo, chiarezza e realismo.

Ci appassiamo per un rigore dubbio, spendiamo ore a difendere o criticare decisioni arbitrali, risultati dati dal campo, formazioni di partenza. Nulla di strano. È la passione vitale che genera la storia. Anche quella del Calcio.

Ma la domanda è: abbiamo la stessa voglia e forza per determinare la direzione da prendere ed energia mentale e morale per dare gambe e parole alle nostre scelte?

Siamo realmente pronti a prendere posizione e a difenderne il valore? Abbiamo la stessa tensione e forza emotiva da mettere in campo come quando difendiamo un gol di vantaggio ai supplementari?

Per supponenza o per semplice debolezza incontreremo sempre un Salvatore B., qualunque nelle strade del calcio. Se non lo vediamo è perché fingiamo di ignorarlo. Il punto cruciale è: siamo singolarmente disponibili a “marcarlo a uomo per non fargli toccare palla”? Siamo singolarmente disponibili a rischiare di non essere convocati per non assecondare un Salvatore B. qualunque?

Io non ho risposte certe di quale sia la strada che verso il “miglioramento”, ma sono certo che la risposta, qualunque essa sia, dipende solo da ognuno di noi.

Un vecchio adagio recitava “Il calcio è di tutti”. In quel “di tutti” c’è una convocazione implicita e una potente responsabilità individuale.

Non sono solo parole.

BIO: ALESSANDRO MELLI

Nato e cresciuto a Modena, terra di passioni, di bel canto e di motori.

Consulente aziendale in tema di Finanza Agevolata.

Lettore appassionato, preferisce i saggi ai romanzi.

Avrebbe voluto fare in Calciatore, ma (come lui dice) non ne aveva le qualità.

Avrebbe voluto fare il Giornalista, ma (come dice lui) non ne ha avuto la determinazione.

Allenatore UEFA B, Responsabile Sett. Giovanile, ha frequentato il mondo dei professionisti con incarichi di DS Sett. Giovanile e di Osservatore Squadre Primavera.

“Nel calcio, come in natura, scomporre significa perdere le proprietà che emergono dalla relazione tra le parti stesse” ama ripetere.

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